Banche venete, bail-in più vicino. Zanetti: salviamole anche rischiando procedura infrazione Ue
Banche venete, il loro destino è appeso a un filo, così come quello dei loro azionisti, obbligazionisti, correntisti che detengono presso Veneto Banca e Popolare di Vicenza depositi per un valore superiore a 100.000 euro. Sono queste, d’altronde, le prime teste a cadere, nell’ordine, in base alle regole del bail-in.
Bail-in che da spettro potrebbe trasformarsi in realtà anche piuttosto velocemente, viste le ultime richieste arrivate da Bruxelles, che non lasciano sperare per ora in nessun passo indietro da parte dell’Unione europea. La Commissione, giorni fa, ha infatti alzato il conto per l’operazione di salvataggio precauzionale, chiedendo 1 miliardo di euro in più. Particolare: le risorse non dovranno provenire dalle casse dello Stato, con il governo che lo scorso dicembre ha assicurato 20 miliardi agli istituti in difficoltà attraverso il decreto salva-banche, ma dai privati.
Lo schema del salvataggio, il cui valore è di 6,4 miliardi di euro dovrebbe dunque cambiare in questo modo: l’ammontare totale dovrebbe rimanere lo stesso, ma i contributi privati – che al momento corrispondono a 940 milioni di euro pagati in anticipo dal fondo Atlante a dicembre e i 700 milioni di euro che risulterebbero dalla conversione dei bond subordinati, dovrebbero salire di un altro miliardo.
Il che significa che il contributo dello stato scenderebbe da 4,7 miliardi a 3,7 miliardi di euro.
Domanda: quale privato è disposto a mettere sul piatto 1 miliardo di euro?
Difficile trovare, dopo il carico gravato sulle spalle del Fondo Atlante e tutte le polemiche che ne sono seguite, un potenziale investitore. Ma l’Ue sarebbe ben decisa tanto che, secondo quanto riportato da alcune fonti, nell’incontro che si è tenuto ieri a Bruxelles, la richiesta sarebbe stata confermata.
Fabrizio Viola e Cristiano Carrus, i due amministratori delegati di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, si sono recati nella giornata di ieri a Bruxelles, nella sede dell’Antitrust europeo, partecipando a un incontro a livello tecnico sulla possibilità di ricapitalizzazione precauzionale dei due istituti. Ma la stampa parla di fumata nera, dopo trattative che hanno preso il via all’inizio della mattinata ed sono andate avanti fino al tardo pomeriggio con i funzionari della direzione generale della Concorrenza della Commissione.
Il tempo stringe, mentre l’ex sottosegretario al Tesoro, Enrico Zanetti, propone nel corso di un’intervista al Mattino di Padova, che l’Italia comunque concretizzi la proposta di ricapitalizzazione precauzionale, anche rischiando la procedura di infrazione da parte dell’Unione europea.
Anche perchè, ha detto l’ex viceministro del governo Renzi e segretario di Scelta Civica:
“più si ingigantisce il buco delle due Banche Popolari Venete, più diventa inevitabile chiedersi cosa facevano le autorità di vigilanza bancaria quando ancora nel 2013 autorizzavano aumenti di capitale a valori completamente sballati (..) In ogni caso, scelta la linea dell’intervento pubblico per MPS, è impensabile per qualunque veneto che il Governo italiano possa usare un metro diverso per due banche che, insieme, tutto sono tranne che “minori”. L’Europa tergiversa da mesi sul loro salvataggio, ma già alcune settimane fa dissi che, a mali estremi, è meglio passare i prossimi cinque anni a confrontarsi su una eventuale procedura di infrazione tutta da discutere, con le banche messe intanto in sicurezza, piuttosto che tergiversare all’infinito pure come governo italiano e scoprire poi di aver ormai superato il punto del non ritorno, con le banche nel frattempo saltate”
A questo punto, cruciali saranno le prossime ore, in particolare quello che emergerà dall’incontro dei vertici al Tesoro con il Ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per valutare tutte le ipotesi, comprese le dimissioni di amministratori delegati e presidenti delle due venete. In tale evenienza il bail-in sarebbe quasi certo.