Banche: Moody’s taglia il giudizio su 12 istituti inglesi. Voci di salvataggio per Rbs
Nervosismo sui titoli delle banche inglesi dopo che Moody’s ha abbassato il giudizio su 12 istituti di credito britannici. A questo si è aggiunta questa mattina la voce sulla necessità di nuovi capitali per Royal Bank of Scotland (Rbs) che potrebbe subire forti svalutazioni per l’esposizione ai Paesi periferici dell’Eurozona. L’indiscrezione, rivelata dal Financial Times nell’edizione online, segnala l’emergenza di un piano di sostegno al sistema bancario europeo. In una seduta intonata al rialzo, Rbs cede l’1,44% e Lloyds perde il 2,44% a Londra, distinguendosi all’interno di un comparto positivo a livello europeo.
La sforbiciata di Moody’s
Dopo quelle portoghesi, ecco che la sforbiciata di Moody’s colpisce anche quelle inglesi. L’agenzia di rating internazionale ha fatto sapere di aver abbassato il giudizio du 12 istituti di credito del Regno Unito. Abbassato di un gradino il rating su Lloyds TSB Bank (a A1 da Aa3), su Santander Uk (a A1 da Aa3), Co-Operative Bank (a A3 da A2), mentre Rbs e Nationwide Building Society hanno subito un taglio di due gradini, a A2 da Aa3. Non solo. Altri sette più piccoli istituti di credito britannici hanno visto scendere il proprio rating di uno fino a cinque gradini. “La mossa è legata alla revisione del sostegno a queste istituzioni da parte delle autorità inglesi”, ha spiegato Moody’s.
Nuovo salvataggio per Rbs?
Oltre al downgrade di Moody’s, Rbs viene investita dalla voce riguardante un nuovo bisogno di aiuto da parte del governo inglese. Ad avanzare questa ipotesi è l’edizione online del Financial Times, secondo cui il governo di Cameron potrebbe iniettare nuovi capitali in Rbs come parte degli sforzi europei per ricapitalizzare il sistema bancario del Vecchio continente. Nel 2008 Londra era già andata in soccorso di Rbs, entrando nell’azionariato con una robusta iniezione di fondi. Ora il suo Core Tier 1 (un indicatore della forza finanziaria del gruppo) rischierebbe di scivolare sotto i livelli minimi dopo la svalutazione legata all’esposizione dei Paesi periferici dell’Eurozona.