“Al momento in Europa ci sono delle ambiguità, con due pesi e due misure per la Germania da un lato e i Paesi della periferia dall’altra. Nonostante questo, alcune opportunità potrebbero essere colte dall’Italia e dagli altri Paesi no core“. Con queste parole esprime il suo giudizio sulla difficile situazione che coinvolge il sistema bancario europeo Gian Paolo Bazzani, amministratore delegato di Saxo Bank Italia.
Tra i temi più caldi in questa fase vi è quello che interessa il sistema bancario. Se la speculazione nelle ultime settimane si è focalizzata prevalentemente sugli istituti di credito italiani e sul peso in bilancio delle sofferenze bancarie, secondo il responsabile della divisione italiana della banca danese i problemi reali del sistema bancario europeo non riguardano in via primaria gli istituti italiani.
“Oltre ai noti problemi sull’enorme esposizione in derivati di Deutsche Bank, in Germania esistono anche problemi a livello di banche locali”, prosegue nel suo intervento Bazzani, evidenziando come “una delle preoccupazioni maggiori sia legata al mondo delle casse di risparmio rurali dei lander e al peso preponderante nel loro business model dei prestiti al settore dell’attività marittima”.
Per capire l’importanza del problema basti pensare alla recente svalutazione da circa 400 milioni di euro portata a termine dalla sola Bremer Landesbank, con la banca regionale di Brema che proprio a causa dei prestiti all’attività marittima ha rischiato l’insolvenza.
La crisi che attanaglia i trasporti marittimi, fondamentali per le esportazioni teutoniche, è stata causata dal calo dei costi di trasporto, fattore che ha messo in ginocchio gli armatori tedeschi.
“Sono due gli scenari che si prospettano per il governo tedesco: o rispettare le regole e far fallire le banche in crisi o salvare gli istituti di credito, anche quelle regionali, evidenziando l’importanza sistemica per il sistema Germania di queste banche”, ha proseguito Bazzani, secondo cui proprio questa “è una carta che in questo momento gioca a favore del sistema bancario italiano, messo decisamente meglio di quello tedesco, francese e inglese sul fronte dei derivati”.
Per evitare lo scoppio di nuove crisi del sistema bancario, ecco che l’Europa in frangenti come questo dovrebbe effettuare interventi di risoluzione a monte. Preoccuparsi cioè di omogeneizzare la metodologia di calcolo dei derivati, oltre che imporre regole di impairment in bilancio comuni. “Solo in questa maniera si può evitare il collasso del sistema bancario e il fallimento del progetto europeo nato nel secondo dopoguerra”, sostiene Bazzani.
In questo quadro i problemi delle banche italiane appaiono meno gravi di quanto non si creda. “Se è vero che l’esposizione su crediti deteriorati rimane alta, è altresì vero che gli istituti italiani sono in vantaggio su quelli tedeschi sul fronte del business model”, specifica il manager della banca danese. Negli ultimi anni gli istituti di credito del Belpaese hanno iniziato a orientarsi sempre più su un modello di business orientato ai servizi e stanno spingendo sempre più sulla
digitalizzazione, cosa che invece in larga parte non è stata fatta dalle banche teutoniche.
Emblematico in tal senso è il passo indietro di Unicredit sulla cessione di Pioneer, con il risparmio gestito capace di garantire ricavi ora, in un’epoca di tassi di interesse prossimi allo zero, difficilmente raggiungibili con il margine da interesse.
In un clima che per i prossimi mesi si annuncia volatile, con un trimestre critico per il comparto azionario anche in scia all’impatto della Brexit, alle solite incognite macroeconomiche cinesi e ai crescenti rischi recessivi in Usa, quali sono dunque le prospettive per il comparto bancario italiano?
“Al netto delle vicende di brevissimo, nel prossimo triennio il sistema creditizio italiano dovrebbe essere interessato da una forte contrazione, da un netto taglio degli sportelli bancari e degli esuberi e da un’ulteriore accelerazione sul fronte della digitalizzazione del sistema bancario”, stima in conclusione Bazzani, secondo cui “rimarranno solo quelle banche che riusciranno definitivamente a cambiare il loro modello di business, orientandolo ai servizi”.