Banche da rottamare? 5 ragioni (e come risolverle) della loro sottoperformance
Le banche europee (non solo italiane) continuano a essere sotto i riflettori. Alcuni istituti continuano ad essere “troppo grandi per fallire” mentre l’intero settore è sottoposto a pressioni derivanti dai bassi tassi e curve dei rendimenti stagnanti. I numeri sono deprimenti: il settore bancario europeo, guardando l’indice Euro Stoxx Banks, è sceso del 20% negli ultimi tre anni, mentre il mercato azionario europeo nel complesso, misurato con lo Stoxx Europe 600 index, è salito di circa il 20%. Il settore bancario europeo ha segnato una delle peggiori performance settoriali a livello globale. Ciò è ancor più vero per quelle italiane. Molte di queste hanno performato notevolmente peggio rispetto alle omologhe europee. Per esempio le azioni di Unicredit sono calate di oltre il 50% in tre anni.
“Sarebbe stato meglio aver mantenuto i risparmi su un conto deposito piuttosto che averli investiti in titoli degli stessi istituti”, commenta Davide Marchesin, gestore del GAM Star (Lux)-Financials Alpha Fund di GAM.
Ci sarebbero 5 ragioni fondamentali di questa sottoperformance, secondo l’esperto: mancanza di crescita, incremento dei requisiti di capitale, bassi tassi, elevati accantonamenti su crediti ed elevato volume di NPL nei bilanci.
La regolamentazione ha penalizzato la redditività
Le banche europee hanno avuto notevoli difficoltà ad espandere il proprio portafoglio crediti. A metà del 2016, i prestiti erano poco sopra il livello registrato alla fine del 2011. Alla base di una tale crescita anemica vi sono una domanda fiacca nell’Eurozona e la necessità delle banche europee di ridurre la leva finanziaria sulla base della regolamentazione introdotta da Basilea III. Nel 2015 il ROTE (Return on tangible equity, un indicatore che misura il tasso di rendimento sul patrimonio netto tangibile) è stato di circa il 6% mentre era superiore al 20% nel periodo compreso tra il 2006 e 2007.
Le banche sono più sicure
Nel breve periodo difficilmente si vedrà un miglioramento nella redditività. Tuttavia, grazie all’incremento dei requisiti di capitale e l’introduzione di restrizioni sulle attività, l’industria bancaria appare oggi molto meno rischiosa rispetto al passato. I mercati finanziari non apprezzano ancora questo miglioramento. Il prossimo bear market avverrà quando le banche dovranno mostrare la loro solidità di capitale e allora si potrà iniziare a vedere un re-rating strutturale delle valutazioni azionarie.
Quelle italiane in grande difficoltà
A metà del 2016, i NPL (non performing loans, i cosiddetti crediti deteriorati) contano per il 7% dei prestiti totali del settore bancario europeo. Per le banche italiane lo scenario è leggermente peggiore: tra la fine del 2011 e metà 2016 la quota di NPL è cresciuta di circa il 40% e ora pesa per il 20% dei prestiti. La via che le banche europee devono percorrere per trovare una soluzione ai prestiti problematici non è chiara e il mercato sta scontando tale incertezza.
A questo riguardo, potrebbero verificarsi tre differenti risultati. Il primo è lo status quo: le banche tengono i NPL nei loro bilanci e li svalutano nell’arco di un lungo periodo. “Crediamo che sia questo lo scenario più probabile ed anche quello atteso dal mercato”, aggiunge il gestore di GAM. Il secondo, e anche miglior scenario sarebbe la creazione di una Bad Bank che acquisti i titoli tossici. La terza soluzione, che rappresenta anche il peggior scenario, sarebbe una completa pulizia dei libri contabili delle banche più deboli attraverso una profonda svalutazione dei crediti problematici, bruciando il capitale di azionisti ed obbligazionisti attraverso l’utilizzo del bail-in. Prima di escludere tale eventualità è importante osservare come verranno risolte le situazioni più critiche, come Mps.
Tassi negativi: adattarsi o morire
Il problema fondamentale per il settore bancario europeo sono i tassi negativi. Stanno deprimendo la profittabilità, e questo è ancora più dannoso per le banche retail che poggiano sul finanziamento dei privati, come quelle italiane. Ipotizzando che i tassi rimangano bassi per lungo tempo, le banche dovranno intraprendere due cambiamenti critici della loro struttura di business, secondo l’esperto. In primo luogo dovranno incrementare la loro quota di entrate derivanti da commissioni. In secondo luogo, dovranno diventare molto più efficienti. La riduzione del numero di filiali è solo una parte del processo. Tutte le opportunità derivanti dal Fintech dovrebbero giocare un ruolo importante nello sviluppo di nuovi prodotti e nel rendere la struttura bancaria più efficiente. “Quelle che non cambieranno scompariranno”, sostiene Marchesin, che conclude: “Per tale ragione, nonostante le basse valutazioni continuiamo ad essere negativi sul settore bancario in generale. Ciò nonostante vediamo opportunità di creazione di valore attraverso la selezione dei titoli all’interno del settore e d’investimento attraverso prodotti non direzionali”.