Banche: Abi, redditività in caduta e margini ai minimi storici. Sabatini, gli stress test non ci preoccupano
Sull’economia nazionale pesa ancora il doppio ciclo recessivo innescatosi tra il 2009 e il 2012, che è previsto riflettersi ulteriormente sull’andamento del Pil nell’anno in corso. Restano forti incertezze circa le prospettive del mercato del lavoro, della domanda aggregata e dei livelli di reddito disponibili, fattori che determinano un peggioramento dei piani di consumo e investimento e quindi anche un peggioramento della qualità degli attivi bancari. Il più elevato costo del finanziamento del debito pubblico determina costi di raccolta più elevati per le banche. È questo il quadro delle semestrali Abi sui bilanci di fine 2012, presentati oggi a Roma dal direttore generale dell’Associazione, Giovanni Sabatini, e dal responsabile Direzione Strategie e Mercati finanziari Abi, Gianfranco Torriero.
In questo contesto, spiega l’Abi, le banche italiane scontano gli effetti già negativi della congiuntura economica, cui si sommano il carico del nuovo quadro regolamentare europeo e talune norme nazionali che ampliano il divario di competitività rispetto ai principali concorrenti (europei). È irrinunciabile per istituti di credito a vocazione prevalentemente commerciale – concentrati nel sostegno a famiglie e imprese – recuperare una redditività che ha raggiunto minimi storici, mentre affrontano rigide politiche di patrimonializzazione.
Le banche italiane non sono preoccupate dagli stress test, in quanto hanno una qualità del capitale migliore. Lo ha detto Sabatini a margine della presentazione, aggiungendo che la Banca d’Italia ha svolto una verifica sulla qualità degli asset deteriorati chiedendo altri accantonamenti che sono stati già effettuati. L’importante, ha aggiunto, è pero eseguire gli stress test su base omogenea mentre fino adesso sono stati fatti su base disomogenea.
Roe
Dall’analisi dei conti economici del campione di 39 gruppi bancari presi in esame, emerge una prosecuzione della scia di peggioramento delle condizioni di redditività di settore: il Roe, calcolato al netto delle componenti straordinarie non ricorrenti (ad esempio la svalutazione avviamenti) dell’attività bancaria cade allo 0,47% nel 2012 dal +2,38% del 2011, con un utile consolidato che scende a 1 miliardi di euro dai 5 miliardi del 2011. Non rettificando per tali componenti straordinarie, il risultato netto consolidato è negativo per 1,8 miliardi di euro, con un Roe che è pari al -1%.
Margine d’interesse, commissioni nette e margine di intermediazione
Alla redditività lorda del 2012 hanno contribuito negativamente sia il margine d’interesse, con un decremento del 5% e una riduzione di circa 2,4 miliardi, sia le commissioni nette in discesa del 2,2% di circa 550 milioni. Rimane positivo il margine di intermediazione, in recupero del 3,3% per oltre 2,5 miliardi, grazie all’aumento degli altri ricavi netti (attività di negoziazione, risultato netto sia delle attività finanziarie valutate al fair value e sia delle attività cedute e/o riacquistate).
Rischiosità
Il rilevante flusso delle rettifiche di valore nette dei crediti iscritte nei conti economici 2012 (26 miliardi circa di euro contro i 16,7 miliardi del precedente esercizio), che ha interessato le diverse tipologie di crediti deteriorati, segnala politiche contabili delle banche improntate a crescente prudenza valutativa, in linea con le valutazione dell’Autorità di vigilanza.
Spese
Prosegue il percorso di riorganizzazione delle banche sul fronte dei costi per perseguire obiettivi di efficienza: si registra una riduzione delle spese amministrative del 2,2%, dato su cui si riflette sia la diminuzione delle spese per il personale (-2,7%) sia quella delle altre spese amministrative (-1,5%).
Patrimonializzazione
Nel difficile contesto economico, le banche italiane hanno migliorato il loro livello di patrimonializzazione, risultando pienamente allineate alla media europea. Il primo coefficiente (tier 1 capital ratio che riguarda le composizioni patrimoniali di più elevata qualità del patrimonio di vigilanza) passa dal 9,52% del 2011 al 10,56% del 2012. Il total capital ratio (relativo all’intero patrimonio di vigilanza) si attesta al 13,46% del 2012 rispetto al 12,71% dell’anno precedente.