Notizie Notizie Mondo Banca Mondiale sforbicia stime Pil globale: alert recessione e stagflazione da anni ’70. ‘L’Inflazione rimarrà alta’

Banca Mondiale sforbicia stime Pil globale: alert recessione e stagflazione da anni ’70. ‘L’Inflazione rimarrà alta’

8 Giugno 2022 10:24

Rischio recessione e stagflazione in stile anni ’70 nel mondo: la World Bank, ergo Banca Mondiale, rivede al ribasso le stime sulla crescita del Pil globale.

“La guerra in Ucraina, i lockdown in Cina, le interruzioni delle catene di approviggionamento e il rischio di stagflazione stanno martellando la crescita. Per molti paesi, sarà difficile evitare la recessione“, commenta il direttore generale della Banca Mondiale, David Malpass.

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In base a quanto emerge dall’ultimo Global Economic Prospects Report (Rapporto sulle prospettive dell’economia globale), la sforbiciata è pesante, pari a 1,2 punti percentuali.

Le previsioni sono ora di una crescita del Pil globale nel 2022, del 2,9%, rispetto all’espansione pari a +5,7% del 2021, e contro il +4,1% previsto a gennaio.

La crescita dovrebbe continuare ad aggirarsi su quel livello anche nel 2023 e nel 2024, mentre l’inflazione dovrebbe mantenersi elevata, confermando i rischi di stagflazione.

Banca Mondiale spiega il paragone con stagflazione anni ’70

Citati l’impatto del conflitto Russia-Ucraina e il conseguente balzo delle materie prime, che si sono uniti al danno che era stato già inflitto all’economia globale dalla pandemia Covid-19.

La Banca Mondiale prevede di conseguenza “un periodo protratto di crescita debole e di inflazione elevata”.

Ma in che modo l’economia rischia una stagflazione in stile anni Settanta?

L’istituzione spiega:

L’attuale situazione ricorda quella degli anni ’70 in tre aspetti chiave: le persistenti confusioni che provengono dal fronte dell’offerta e che alimentano l’inflazione, precedute da un periodo protratto di una politica monetaria altamente accomodante nelle economiche avanzate principali; le prospettive di un indebolimento della crescita; e le vulnerabilità a cui fanno fronte le economie dei paesi emergenti e in via di sviluppo, rispetto alla politica monetaria restrittiva che sarà necessaria per contrastare l’inflazione”.

“Detto questo – si legge ancora nel rapporto della Banca Mondiale – la fase che si sta dispiegando è anche diversa da quella degli anni ’70 sotto diversi punti di vista: il dollaro è forte, in netto contrasto rispetto alla grave debolezza sofferta negli anni ’70; i rialzi dei prezzi delle commodities, a livello percentuale, sono più contenuti; e i bilanci delle principali istituzioni finanziarie sono, in generale, solidi. Fattore ancora più importante, diversamente dagli anni ’70, le banche centrali delle economie avanzate e molte economie in via di sviluppo ora hanno il chiaro mandato della stabilità dei prezzi e, nel corso degli ultimi trenta anni, hanno mostrato credibilità nel raggiungere i target di inflazione”.

Cosa aspettarsi, in questo contesto, dall’economia globale?

L’inflazione globale dovrebbe rallentare l’anno prossimo, ma prrobabilmente rimarrà al di sopra dei target in diverse economie“.

E ciò significa che il ripetersi di episodi di stagflazione potrebbe tradursi in un forte rallentamento globale, accompagnato da crisi finanziare, in alcuni mercati emergenti e in via di sviluppo. La World Bank sottolinea come la guerra in Ucraina abbia provocato un balzo dei prezzi che ha interessato diverse commodities energetiche.

E “prezzi più alti – si legge nel rapporto – abbasseranno i redditi reali, aumenteranno i costi di produzione, irrigideranno le condizioni finanziarie, e limiteranno la politica macroeconomia soprattutto nei paesi che importano energia”.

Pil, Banca mondiale: carrellata downgrade per emergenti

La crescita continuerà a rallentare nel 2023, con un Pil che l’istituzione prevede in espansione del 2,2%, sulla scia del ritiro ulteriore di tutte quelle misure di politica monetaria e politica fiscale che hanno supportato i fondamentali durante la pandemia.

Blocco per blocco, esaminiamo la view della Banca Mondiale sull’indebolimento delle economie.

In generale, nelle economie dei paesi avanzati, la crescita del prodotto interno lordo è attesa in forte decelerazione, dal 5,1% del 2021 a +2,6% nel 2022, per rallentare ulteriormente al ritmo del 2,2% nel 2023.

Nei mercati emergenti e in via di sviluppo, la crescita si smorzerà dal 6,6% del 2021 al +3,4% del 2022, ben al di sotto della media annua pari a +4,8% del periodo compreso tra il 2011 e il 2019.

La Banca Mondiale precisa di aver tagliato le stime di crescita del Pil, per il 2022, in quasi il 70% delle economie che appartengono all’EMDE (mercati emergenti e in via di sviluppo), includendo la maggior parte dei paesi che importano energia e materie prime, così come ben 4/5 dei paesi caratterizzati da un reddito basso.

“Il rapporto mette in evidenza la necessità di lanciare un’azione decisiva a livello globale e nazionale, al fine di schivare le peggiori conseguenze della guerra in Ucraina – si legge ancora nel report della Banca Mondiale – Ciò implica fare sforzi globali per limitare i danni sofferti da chi è colpito dalla guerra, offrire un cuscinetto per proteggere (la popolazione) dal balzo dei prezzi del petrolio e dei prezzi alimentari, velocizzare misure di sostegno a paesi alle prese con il debito, ed espandere le vaccinazioni nei paesi a basso reddito. E  comporta anche che risposte decisive sull’offerta vengano prese anche a livello nazionale, garantendo contestualmente il buon funzionamento dei mercati delle commodities”.

Non manca il consiglio-monito:

“Le autorità dovrebbero evitare di adottare politiche distorsive come il controllo sui prezzi, i sussidi, i divieti alle esportazioni,  tutti fattori che potrebbero peggiorare il recente aumento dei prezzi delle commodities. In un contesto sfidante caratterizzato da una inflazione più alta, da una crescita più debole, da condizioni finanziarie più rigide, e da margini di manovra fiscale limitati, i governi dovranno rivedere le priorità, usando la spesa pubblica in aiuto dei cittadini vulnerabili”.

Area euro, Usa, Cina: le stime della Banca Mondiale

Esaminando i diversi blocchi monitorati dalla Banca Mondiale, emerge che il Pil dell’Asia orientale e del Pacifico è atteso in decelerazione al 4,4% nel 2022, prima di tornare a crescere del 5,2% nel 2023. Il Pil dell’Europa e dell’Asia centrale è atteso in contrazione del 2,9%, prima di crescere dell’1,5% l’anno prossimo.

Il Pil dell’America Latina e dei Caraibi è stimato in rallentamento al +2,5% nel 2022 e in crescita dell’1,9% nel 2023.

Il Pil del Medio Oriente e del Nord Africa è atteso in accelerazione al +5,3% nel 2022 prima di rallentare a +3,6% nel 2023.

Per l’Asia meridionale la Banca Mondiale prevede un Pil in rallentamento al tasso del 6,8% nel 2022 e al 5,8% nel 2023.

Per l’Africa sub-sahariana, le stime sono di una crescita più debole al ritmo del 3,7% nel 2022 e a una ripresa del 3,8% nel 2023.

Guardando alle singole previsioni su aree specifiche e singoli paesi:

Per gli Stati Uniti, la crescita è attesa al tasso del 2,5% nel 2022 e del 2,4% nel 2023.

Per l’area euro, l‘outlook è di una espansione del Pil del 2,5% nel 2022 e dell’1,9% nel 2023.

Per il Giappone, si prevede una crescita dell’1,7% e dell’1,3%, rispettivamente per quest’anno e l’anno prossimo,

Per la Cina le attese sono di una crescita del 4,3% nel 2022 e del 5,2% nel 2023.