Banca d’Italia: rallenta la discesa del Pil ma la svolta è ancora lontana
Nel primo trimestre 2012 in Italia, dopo l’ulteriore forte contrazione del Pil nel quarto trimestre del 2012, gli indicatori relativi ai primi tre mesi dell’anno in corso suggeriscono che il prodotto potrebbe essersi ancora ridotto, ma a ritmi meno accentuati. Il calo della produzione industriale si sarebbe pressoché arrestato nel complesso del primo trimestre, grazie al buon andamento delle vendite all’estero. Lo dice Banca d’Italia nel Bollettino statistico trimestrale, secondo cui però restano incerte le condizioni finanziarie e l’evoluzione della fiducia delle imprese. Le informazioni desumibili dai sondaggi congiunturali non prefigurano finora modifiche di rilievo alle prospettive di breve termine; le possibilità di ripresa restano principalmente legate all’evoluzione della fiducia degli operatori e delle condizioni finanziarie nei prossimi mesi, nonché al loro effetto sugli investimenti.
I mercati finanziari italiani, fa notare Palazzo Koch, hanno risentito dell’incertezza politica in misura limitata. I differenziali di interesse tra i titoli di Stato italiani e tedeschi sono aumentati dalla fine di gennaio, ma restano molto al di sotto dei massimi raggiunti nel 2011. Gli ultimi dati disponibili sul sistema dei pagamenti TARGET2 segnalano una ripresa degli afflussi di capitale dall’estero anche verso il nostro paese. Le passività bancarie (azioni, CDS) hanno però risentito delle modalità di intervento nella crisi di Cipro.
Nel 2012 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è diminuito per il terzo anno consecutivo, al 3% del Pil, prospettando la chiusura della procedura per i disavanzi eccessivi aperta nel 2009. Secondo recenti stime del Governo, che includono gli effetti (valutati in 0,5 punti percentuali del prodotto) del pagamento alle imprese di una prima quota dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche, nel 2013 l’indebitamento sarà pari al 2,9%. Al netto della spesa per interessi, nel 2012 si è registrato un avanzo pari al 2,5% del Pil. L’ulteriore aumento dell’avanzo primario atteso nel 2014 permetterà la stabilizzazione del rapporto tra il debito e il prodotto anche qualora la crescita di quest’ultimo fosse modesta.
Il Governo ha definito misure volte a pagare debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche e a erogare rimborsi fiscali per complessivi 40 miliardi nell’anno in corso e nel 2014. Il provvedimento, spiega Via Nazionale, migliorerà le condizioni delle imprese e avrà un impatto macroeconomico positivo. L’entità degli effetti dipenderà dai tempi in cui si realizzerà l’intervento e dalle modalità di utilizzo dei fondi da parte delle imprese.
Banche ben capitalizzate ma le condizioni del credito restano tese
Alla fine del 2012 il tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti alle imprese si è riportato in prossimità dei livelli osservati nella recessione dei primi anni novanta. L’assetto patrimoniale delle banche italiane resta comunque solido, in grado di far fronte alle sfavorevoli condizioni congiunturali, come recentemente confermato dal Fondo monetario internazionale nell’ambito del programma di valutazione del settore finanziario. Nello scorso dicembre il core tier 1 ratio medio dei gruppi bancari italiani ha superato il 10% (10,9 per i cinque principali operatori). In un contesto di progressivo deterioramento della qualità del credito, nei primi mesi dell’anno è però proseguita la flessione dei prestiti alle imprese, pur se a un ritmo inferiore rispetto alla seconda metà del 2012, e alle famiglie.
Prosegue il calo dell’occupazione e dell’inflazione
Nella media dello scorso anno l’occupazione si è ridotta dello 0,3% rispetto al 2011, a fronte di una forte crescita dell’offerta di lavoro. Gli andamenti osservati nei primi mesi del 2013 indicano il protrarsi della debolezza del quadro occupazionale. In febbraio il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’11,6%. Parallelamente con l’esaurirsi degli effetti dei passati rialzi dell’imposizione indiretta e il forte rallentamento dei prezzi dei prodotti energetici, è proseguito anche in Italia il calo dell’inflazione: l’indice armonizzato in marzo era pari all’1,8%, appena al di sopra della media dell’area dell’euro, un valore in linea anche con le aspettative per l’anno in corso. I sondaggi presso gli imprenditori segnalano intenzioni di adeguamenti dei listini di entità molto modesta, a causa della debolezza della domanda interna.
Per Banca d’Italia è essenziale che l’incertezza non si ripercuota sulla crescita. La relativa stabilità delle condizioni sui mercati finanziari italiani ha riflesso il miglioramento dei saldi di finanza pubblica, oltre che la credibilità dell’impegno delle istituzioni europee nel sostenere l’Unione economica e monetaria. Occorre tuttavia proseguire con politiche economiche efficaci e credibili, che interrompano la spirale recessiva in atto nel nostro paese quasi ininterrottamente dal 2008; è necessario evitare che incertezze nel quadro interno e il riemergere di turbolenze nell’area dell’euro minaccino le prospettive di ripresa.