Azioni e BTP in tempi di guerra. Per borse europee tonfo record da alert pandemia, tassi Italia verso raddoppio
In tempi di guerra Russia-Ucraina e con la forte dipendenza dell’Europa dal petrolio e gas russi, gli investitori di tutto il mondo non ci hanno pensato due volte a vendere azioni, titoli di stato e bond made in Europa.
E’ vero che nelle ultime sessioni le borse europee hanno recuperato terreno: ma, nell’intero trimestre, il bilancio è decisamente in rosso: l’indice di riferimento STOXX 600 si appresta a concludere il primo trimestre del 2022 (che si conclude ufficialmente oggi, 31 marzo 2022), in perdita del 5,8%, la peggiore perdita su base trimestrale dal tonfo pari a -23% del primo trimestre del 2020, che venne scatenato dall’ l’alert sulla pandemia Covid-19, risuonato in tutto il mondo nel marzo di quell’anno.
Colpiti dai sell anche i titoli di stato dell’area euro, con il risultato che i tassi sui BTP decennali sono balzati dall’1,16% al 2,12% e i Bund decennali sono schizzati dal -0,18% allo 0,64%.
Bloomberg parla chiaramente di “Great bond selloff” del 2022 che vede protagonisti in particolare i titoli di stato dell’Eurozona, che scontano sia il contesto di inflazione da guerra che, proprio per questo, la paura di una Bce che, a dispetto delle rassicurazioni della numero uno Christine Lagarde, si trovi prima o poi costretta a alzare i tassi in modalità no-stop come nel caso, dato ormai per certo, della Fed di Jerome Powell.
Basti pensare che i tassi dei Bund a due anni, tra quelli più sensibili ai cambiamenti di politica monetaria, sono balzati brevemente al di sopra dello zero, per la prima volta dal 2014, dopo gli ultimi dati relativi all’inflazione in Eurozona, in particolare in Spagna, dove la fiammata dei prezzi è stata la più alta in quasi 40 anni.
C’è da dire che, a zavorrare il mercato, è anche il fenomeno della rotazione che si è manifestato negli ultimi mesi dai fondi obbligazionari ai fondi azionari: fenomeno che, secondo gli strategist del team di JP Morgan guidato da Nikolaos Panigirtzoglou, si smorzerà nel corso dei prossimi trimestri.
Guardando all’intero mercato dei bond, JP Morgan ha calcolato, stando a quanto riporta un altro articolo di Bloomberg, che l’allocazione nei bond da parte degli investitori, a livello mondiale, è pari al momento al 18%, livello più basso dal 2008; allo stesso tempo, gli esperti hanno fatto riferimento anche a quanto avvenuto storicamente, ovvero al fatto che potenti flussi in uscita dai fondi obbligazionari non durano, di norma, più di un trimestre, al di fuori dei periodi di crisi.
In ogni caso gli investitori, confortati dalle varie droghe monetarie di diverse banche centrali, avevano scommesso forse un po’ troppo sui titoli di debito: JP Morgan fa notare infatti che le posizioni sull’obbligazionario sono tornate ai livelli precedenti la crisi di Lehman Brothers.
Per quanto concerne i fondi azionari, la view del colosso bancario Usa non è particolarmente esaltante: JP Morgan prevede un calo dei flussi in entrata di 170 miliardi di dollari rispetto al 2021, per un valore complessivo di 900 miliardi di dollari circa nel 2022.