Notizie Notizie Mondo Azionario: il noto bullish di JP Morgan ora frena. E l’ottimismo dei gestori dei fondi capitola al minimo storico

Azionario: il noto bullish di JP Morgan ora frena. E l’ottimismo dei gestori dei fondi capitola al minimo storico

12 Aprile 2022 13:11

Attenti all’azionario: perfino Marko Kolanovic, responsabile strategist della divisione di azionario globale di JP Morgan, famoso per le sue view bullish sulla borsa Usa,  mette il freno.

D’altronde, Wall Street ha riportato un forte recupero dai minimi testati all’inizio di marzo, dopo l’invasione dell’Ucraina dalla Russia di Vladimir Putin del 24 febbraio scorso.

Kolanovic (JP Morgan): ora prendere profitto

L’indice benchmark S&P 500, in particolare, ha recuperato più della metà delle perdite accusate nel periodo di gennaio e febbraio e, sebbene la fase di rally risulti ora interrotta, viaggia a un valore superiore del 6% rispetto al fondo testato a marzo, durante il cosiddetto sell off di guerra.

“I mercati hanno recuperato la maggior parte del sell off di inizio marzo e, di conseguenza, non appaiono più in una condizione di ‘oversold’, mentre elevati rimangono i rischi legati al fronte geopolitico, alla politica (monetaria) più restrittiva e alla crescita (dell’economia) – ha scritto Kolanovic – Di conseguenza, prendiamo profitto dopo aver aumentato l’esposizione sull’azionario, il mese scorso, a overweight”.

Nonostante la maggiore cautela, Kolanovic continua comunque a raccomandare di puntare più sulle azioni che sui bond.

Detto questo, la nuova view di Kolanovic è un segnale che conferma ulteriormente l’atteggiamento più prudente nei confronti dell’azionario da parte degli investitori globali.

BofA: ottimismo gestori fondi al minimo storico

Non per niente, dall’ultimo sondaggio di Bank of America a cui hanno partecipato diversi gestori di fondi, è emerso che l’ottimismo sulla crescita globale del Pil è scivolato al minimo storico, a causa dei timori sull’arrivo di una potenziale recessione che continuano ad aumentare.

Dal sondaggio, è risultato che la percentuale di gestori che prevedono un deterioramento dell’economia è salita al record di sempre, a fronte delle aspettative sulla stagflazione, avanzate al massimo dall’agosto del 2008.

Al sondaggio lanciato dagli strategist di Bank of America hanno partecipato 292 gestori, che gestivano nella prima settimana di aprile un totale di asset per un valore di 833 miliardi di dollari.

Bank of America: tonfo inizio anno solo un antipato

Il forte calo dell’ottimismo si spiega con la paura verso una Fed più aggressiva sui tassi, tutta concentrata sulla battaglia appena iniziata contro un’inflazione che galoppa da un bel po’ di tempo.

Il sentiment bearish è tale da aver fatto scattare il segnale buy stilato dalla stessa Bank of America, indicatore contrarian che individua il momento in cui, verificatesi determinate condizioni, è il momento giusto per entrare nell’azionario.  Ma gli strategist di BofA lo hanno completamente snobbato, manifestando l’intenzione di rimanere “nel campo sell the rally, ovvero ‘vendi il rally'”, in quanto convinti che il tonfo che i mercati azionari hanno riportato all’inizio dell’anno sia stato solo “un antipasto, e non la portata principale del 2022”.

“La discrepanza tra la crescita globale e l’allocazione nell’azionario rimane strabiliante”, hanno commentato gli strategist del team di Bank of America guidato da Michael Hartnett, in una nota.

Dal sondaggio mensile di Bank of America è emerso che, per i gestori, il principale rischio è rappresentato da una recessione globale; la guerra in Ucraina, dopo essere stata al top della classifica dei rischi nel mese di marzo, è scesa al quarto posto.

Il sondaggio ha messo in evidenza anche le seguenti stime:

  • I gestori dei fondi prevedono sette rialzi dei tassi, quest’anno, da parte della Federal Reserve, quattro in più rispetto al sondaggio del mese scorso. A loro avviso, il ciclo di politica monetaria restrittiva terminerà ad aprile del 2023.
  • I gestori sono molto long verso il cash, le commodities, l’healthcare e l’energia, così come verso le società attive nella lavorazione delle materie prime, mentre evitano i bond, le azioni dell’area euro e delle società di beni di consumo discrezionali.
  • Gestori mai così overweight sulle commodities: le posizioni long sul petrolio e sulle materie prime rappresentano il trade più diffuso, seguite dalle scommesse short sui titoli di stato Usa e dalle posizioni long sui titoli hi-tech.
  • La maggioranza degli interpellati, il 64%, prevede che lo S&P 500 scenderà sotto quota 4.000, prima di salire oltre la soglia di 5.000 punti (secondo il 26%).
  • Il sondaggio indica anche che i gestori credono che sarà una Fed put ad arrestare il sell off sulla borsa Usa che porterà lo S&P 500 a scendere fino a 3.637 punti (nella sessione di ieri, l’indice benchmark ha chiuso a 4.412,53 punti).

Il sell off globle colpisce sia le azioni che i bond

Gli investitori non sono certo più cauti soltanto nei confronti della borsa Usa.

Un articolo di Bloomberg mette in evidenza il sell off che, dall’inizio di aprile, si è abbattuto su tutti i mercati finanziari globali, colpendo sia le azioni che i bond.

Poche sono le azioni che si salvano: tra queste, quelle dell’healthcare, così come quelle che pagano dividendi. Nei mercati delle opzioni si ravvisa inoltre una crescita della domanda di strumenti di hedge. Sale anche l’appetito verso il cash.

“Il denominatore comune in ognuno di questi casi è la paura della recessione – ha fatto notare, intervistato da Bloomberg, Robert DeLucia, consulente economico senior di Empower, società che fornisce servizi ai pensionati – Stiamo assistendo a una corsa sfrenata verso i titoli difensivi e a una avversione nei confronti di quelle azioni che sono sensibili all’economia”.

Di fatto, già nella prima settimana di aprile, nella lista dei vincitori dello S&P 500, comparivano i nomi delle società farmaceutiche e utilities. In fondo alla classifica, le società manifatturiere e attive nella consegna dei prodotti, il cui outlook tende a dipendere dal trend dell’economia.

Dall’inizio di aprile, l’indice benchmark dell’azionario globale è sceso del 2,6% (inclusa la perdita di ieri, pari a -1,7%).

Male anche i mercati emergenti, con gli indici che monitorano la performance delle azioni e dei bond in flessione rispettivamente del 2,6% e dell’1,4%.

Attenzione anche ai Treasuries Usa, vittime illustri di queste ultime sessioni, fattore che sta scatenando una fiammata dei tassi a livello globale.

Non solo le azioni, ma anche il reddito fisso continua insomma a capitolare sotto il fuoco delle vendite.

Nel dettaglio, l’indice di Bloomberg che monitora il trend dei titoli di stato è sceso di quasi il 2% dall’inizio di aprile, e si avvia a riportare il quinto mese in territorio negativo, la fase ribassista più lunga dal 2016.

A scendere anche gli indici che monitorano i bond con rating investment grade e il credito high-yield.

La situazione è tale che, se l’azionario, i bond e il petrolio dovessero terminare il mese di aprile in rosso, si tratterebbe della prima volta dal 2018.

Morgan Stanley: crescita Pil sarà deludente

L’outlook improntato al pessimismo è stato ripreso  da Michael Wilson, responsabile strategist dell’azionario Usa di Morgan Stanley, noto per le sue posizioni ribassiste, secondo cui la borsa Usa non avrebbe ancora scontato l’imminente arrivo del forte rallentamento dell’economia.

Il ribassista Mike Wilson di Morgan Stanley ha fatto notare in questo contesto che sia “l’indice S&P 500 che i bond continuano a essere prezzati a valutazioni difficili da giustificare”, a conferma di un ottimismo esagerato nei confronti dell’outlook sull’economia.

Più pertinenti alla realtà sono, a suo avviso, i titoli difensivi, in particolare quelli delle utility, che non per niente stanno riportando un periodo di performance record, sia su base assoluta che relativa.

Wilson ha emesso un verdetto che ha confermato la sua reputazione di strategist bearish:

“Rimanete orientati verso le azioni difensive: la crescita (dell’economia) si confermerà deludente”.