Auto a dura prova da caro petrolio ed euro forte: per LB un freno da 10,7 mld
La forsennata corsa del petrolio e il cambio euro/ dollaro manderanno in tilt il settore auto. 10,7 miliardi di dollari è quanto peserà la combinazione di questi due fattori sul comparto delle quattro ruote secondo il team di analisti della casa d’affari Lehman Brothers. Una stima che equivale al 38% dei risultati riportati dai produttori di vetture nel corso del 2007.
Con un neo non trascurabile: questo “fardello” a detta del broker americano non sarebbe affatto stato inserito tra le voci di costo dei budget stilato dalle principali società auto. “Siamo convinti che un momento molto difficile attenda i produttori di vetture che dovranno controbilanciare abbastanza velocemente quello che le aspetta con strategie che prevedeno un taglio dei costi o un ritocco ai prezzi di listino – spiega nel report uscito oggi che questa testata ha consultato in anteprima Jeremie Papin esperto di LB. “Ad ogni modo – specifica ancora – le decisioni sul taglio dei costi che l’attuale contesto rende inevitabile inizierà a produrre qualche effetto positivo solo a partire dal 2010 in avanti”.
Insomma abbastanza per spingere Lehman Brothers a rivedere le stime sul mondo delle quattro ruote: le previsioni sugli utili 2008 sono infatti state ridotte del 6%, quelle 2009 del 17% e quelle del 2010 del 16%. Al fine di evitare tensioni Papin tiene a precisare: “Nonostante siamo diventati più prudenti, continuiamo a trovare valore nel settore. La revisione degli utili potrà anche dominare il flusso delle notizie, il sentiment resterà condizionato dal cambio euro/ dollaro, ma i titoli azionari delle principali società sembra abbiano già scontato in parte queste assunzioni negative”.
E in effetti un assaggio della tempesta che si potrebbe scatenare sul comparto è già andato in onda ieri sulle Borse di tutto il mondo. Dall’Europa agli Stati Uniti si è assistito a un tracollo in grande stile che non ha risparmiato nessun produttore di autovetture quotato. Il caso più eclatante è stato General Motors che ha ceduto undici punti percentuali a 11,43 dollari, ossia i minimi degli ultimi 34 anni. A condizionare il corso del titolo la bocciatura degli analisti di Goldman Sachs che hanno tagliato il giudizio sul gigante dai piedi di argilla di Detroit a sell.
Una revisione che fa seguito alla decisione di Fitch di rivedere il rating sia su GM sia su Chrysler da B a B-. Su quest’ultima lo scenario è quasi ancora più cupo a causa di voci su una possibile bancarotta. Dave Elshoff, il portavoce del gruppo, le ha definite prontamente illazioni. Ma il nervosismo del mercato non ha recepito il messaggio.