Notizie Notizie Italia Auto: brutto segnale da immatricolazioni Europa, Italia sale ancora ma mercato dopato (Federauto)

Auto: brutto segnale da immatricolazioni Europa, Italia sale ancora ma mercato dopato (Federauto)

17 Novembre 2016 12:44

Segnali di cedimento dal mercato europeo dell’auto. Il mese di ottobre di è chiuso in flessione (-0,3% sullo stesso periodo del 2015), segnando la seconda variazione mensile negativa degli ultimi 3 anni.  Secondo Acea, l’Associazione dei costruttori europei, sono state 1.140.742 le vetture immatricolate lo scorso mese nei Paesi Ue (+Efta), un dato che porta il complessivo dei primi dieci mesi 2016 oltre quota 12,7 milioni di auto vendute (+6,9%). L’Italia continua invece a crescere con un +9,7%.

Male Germania e Francia, Italia tiene grazie a km zero e noleggi
A pesare sulla prestazione europea i cali tendenziali di Germania e Francia che registrano rispettivamente un -5,6% e un -4%. “Francia e Germania fanno invertire la tendenza positiva nell’Ue, peraltro già rallentata negli ultimi mesi – sottolinea il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi – . Non è un bel segnale quello che viene da 2 tra i Paesi leader del Continente, così come fa scattare un piccolo allarme. Il risultato dell’Italia, che è sì il mercato che cresce di più, ma è anche quello che ha dimezzato la propria corsa rispetto al progressivo di quest’anno“. Il presidente di Federauto rimarca come il mercato dell’auto ancora oggi è dopato grazie a chilometri zero e noleggi e rappresenta sempre di più il barometro delle aspettative degli italiani. A ottobre il clima di fiducia dei consumatori si conferma in calo e le aspettative sul futuro economico del Paese sono in discesa per il sesto mese consecutivo. “Se a ciò si aggiunge il senso di cristallizzazione nel Paese dovuto agli eventi geopolitici in corso – in primis al referendum del 4 dicembre – capiamo perché promozioni e il fondamentale superammortamento diventano decisivi per sostenere un mercato che solo di iva lo scorso mese ha reso quasi 650mln di euro nelle casse dello Stato”, conclude Pavan Bernacchi.