Attesi per domani i dati su Pil e inflazione Usa. Saxo Bank: “Si rafforza la percezione di una Fed dovish”
I dati macroeconomici che verranno diffusi domani riportano il focus dei mercati sugli Stati Uniti. Per gli investitori si tratta di individuare la direzione giusta, poiché dall’inizio della settimana l’S&P500 sembra aver esaurito la sua forza dopo aver recuperato il crollo di inizio anno. Secondo Saxo Bank l’indice trova una resistenza in area 2.045, confermata dai segnali di vendita dati dal MACD e dallo stocastico. Il tutto mentre il VIX (ovvero l’indice della volatilità o “della paura”) rimbalza su 13,75, ai minimi da cinque mesi.
Leggera contrazione del Pil
Le attese sono di un Pil in crescita dell’1% nel quarto trimestre, rispetto alle precedenti letture dell’1% a febbraio e dello 0,7% a gennaio. Nel frattempo, il Federal Reserve Board ha tagliato le proiezioni rispetto a quelle pubblicate a dicembre per il 2016 con il Pil che dovrebbe cresceretra il 2,1% e il 2,3% (contro il 2,4% ipotizzato a dicembre), grazie al sostegno di spesa pubblica e dei consumi. La spesa per i consumi a gennaio (+0,4%) ha infatti raggiunto la massima crescita degli ultimi otto mesi. E ancora: a fine 2017 l’espansione del Pil è ipotizzata in lieve riduzione al 2,1% (contro il 2,2% precedente), per attestarsi successivamente al 2% dalla fine del 2018 in poi.
Slitta il target dell’inflazione
In arrivo domani anche la conferma sull’andamento dell’inflazione PCE, la misura di inflazione favorita dalla Fed, in quanto calcolata su un paniere di beni e di spese accessorie più esteso e rappresentativo rispetto all’inflazione CPI. Nel terzo trimestre l’indicatore di fondo ha segnato l’1,4%, ed è atteso in calo all’1,3% nel quarto trimestre, sebbene la proiezione FOMC per la fine dell’anno sia stata mantenuta all’1,6%. “La corrispondente misura dell’inflazione CPI si trova infatti al 2,3%, già da novembre al di sopra del target del 2%”, spiegano gli analisti di Saxo Bank. La correzione più consistente all’inflazione riguarda tuttavia l’indicatore inclusivo dei prezzi energetici, stimato infatti all’1,2% annuo per la fine del 2016, contro l’1,6% ipotizzato a dicembre. “Il raggiungimento del target del 2% è previsto per la fine del 2018, quando per sua natura si esaurisce il peso dei prezzi dell’energia e le due misure di inflazione tendono a convergere“, spiega ancora Saxo Bank.
La percezione rimane “dovish”
In positivo la disoccupazione, che si attende stabile al 4,7% per la fine del 2016, e in riduzione nel biennio successivo, e cioè al 4,6% nel 2017 e al 4,5% nel 2018, nonostante il valore si attesti al 4,8% sul lungo termine. “Questi dati e la riduzione a due dei quattro rialzi dei tassi previsti per il 2016, dipingono una Fed percepita come dovish se paragonata alle dichiarazioni di dicembre – dice Saxo Bank – A dire il vero, non si avrebbe la stessa percezione se ci trovassimo ancora di fronte allo scenario ben più negativo prezzato dal mercato fino alla vigilia della riunione di marzo, con una probabilità che non superava il 60% di un rialzo a giugno, condita da qualche azzardata ipotesi di tassi negativi. Oggi il mercato attende il primo dei due rialzi ipotizzati dalla Yellen alla riunione del FOMC di giugno, proprio una settimana prima del voto Brexit“.