Notizie Notizie Italia Assedio a Tria: M5S pronto a inviare lettera a Tesoro. Bagnai: debito +13 punti solo con Monti

Assedio a Tria: M5S pronto a inviare lettera a Tesoro. Bagnai: debito +13 punti solo con Monti

19 Settembre 2018 08:40

L’assedio M5S al ministro dell’economia Giovanni Tria continua e, a questo punto, bisognerà vedere se l’economista alla fine deciderà di gettare la spugna, lasciando l’Italia – secondo molti esperti del mondo finanza – alla mercé degli speculatori. Mentre la tensione sulla manovra cresce, le parole che i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini proferiscono nel corso del programma di Floris, Di Martedì, su La 7, tornano a essere accompagnate da toni più accesi. E su Rai 1, nella trasmissione Porta a Porta, si fa sentire anche lui, Alberto Bagnai, economista della Lega e presidente della Commissione delle Finanze al Senato.

“Con le politiche di austerità il ‘fardello’ del debito pubblico è aumentato di ben 13 punti col solo governo Monti“, ha fatto notare, aggiungendo che “più che allo stare nel 3% magari gli investitori sarebbero interessati al fatto che l’Italia torni a crescere“.

Insomma, per quanto l’impegno a rispettare i vincoli di bilancio Ue sia stato ribadito più volte negli ultimi giorni, da Di Maio e Salvini in primis, c’è questa sensazione, nei due partiti di governo, di essere stati costretti a ingoiare un rospo.

I principi di politica economica, e in particolare di politica fiscale dell’asse M5S-Lega sono troppo diversi da quelli imposti da Bruxelles: e ogni occasione è buona per ribadire che la priorità non è il rispetto dei vincoli di bilancio, quanto la crescita e la realizzazione delle riforme contenute nel contratto di governo M5S-Lega.

Dal canto suo, poi, Di Maio non fa alcun dietrofront sulla sua proposta del reddito di cittadinanza: è, anzi, stando a ricostruzioni stampa, ancora infuriato con il ministro dell’economia Giovanni Tria, e a ragione.

Tria sarebbe infatti orientato a mettere a disposizione per la realizzazione del reddito di cittadinanza solo un miliardo in più rispetto al reddito di inclusione, stando alle stesse parole del vicepremier pentastellato, che si sarebbe sfogato nella cena al ristorante romano a cui ha partecipato l’altro ieri sera, a seguito del vertice della manovra.

Il quotidiano La Stampa racconta il retroscena di quella giornata concitata: «Un miliardo, ha detto che ci dava solo un miliardo in più rispetto al reddito di inclusione. Inaccettabile», avrebbe detto il leader del M5S.

“Luigi Di Maio – scrive La Stampa – è seduto di fronte ai ministri e ai sottosegretari 5 Stelle, riuniti lunedì in un ristorante del centro di Roma per una riunione in notturna. È uno sfogo collettivo”. Uno sfogo, tuttavia, che il Movimento fondato da Beppe Grillo non ha alcuna intenzione di affrontare rimanendo con le mani in mano.

Presenti alla cena, i capigruppo M5S Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli parlano delle lamentele sempre più continue dei gruppi parlamentari: “Sono come leoni in gabbia. Devono rispondere ai loro elettori nei territori». La promessa del reddito di cittadinanza ha portato oceani di voti per grillini. «Senza risorse non abbiamo spazi di manovra»”. E allora? Allora, per La Stampa “gli eletti, dicono a Di Maio, sono pronti, a un suo segnale, a dare vita «a un’iniziativa eclatante» per costringere Tria ad allargare le maglie del deficit, mentre a Montecitorio comincia a circolare l’idea di una raccolta firme su un documento da inviare al governo e al Mef“.

I punti di scontro sono diversi e vedono in primo piano anche la Lega. Lega e M5S vogliono che Tria si orienti a sforare anche la soglia deficit-Pil al 2%, mentre la soglia limite, per il ministro dell’economia, è l’1,6%.

Per questo, l’intervento alla trasmissione Di Martedì di Floris è il palcoscenico giusto per Di Maio per fare chiarezza. Intanto, Tria o meno, dal “1° gennaio 2019 nessun pensionato riceverà meno di 780 euro al mese”. E “questo non scoraggia a versare contributi, è solo un principio di civiltà”.

Ancora, il vicepremer ha confermato le sue promesse: “Realizzeremo le nostre promesse anche facendo un po’ di deficit, ma non supereremo il 3%, con Tria lavoriamo per trovare le soluzioni migliori”.

Il principio che guida Di Maio e che mostra come il sì ad attenersi entro quella soglia del 3% del deficit-Pil sia stato il frutto di una decisione a dir poco sofferta, viene sottolineato quando il vicepremier ricorda che “faremo una legge di bilancio non per abbattere il debito pubblico ma per mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, tagliando gli sprechi”.

Alla trasmissione DiMartedì partecipa anche il vicepremier Matteo Salvini, che si sfoga nuovamente sullo spread: “Sono stufo di stare dietro a parametri imposti da altri, lo spread me lo curo io. Mangio pane e spread e lo tengo basso! Non avrò la stima di Draghi ma ho quella di milioni di italiani”. Anche perchè “la gente per strada mi chiede ‘fai lavorare mio figlio’, non mi chiede dello spread. Se la gente lavora, lo spread si abbassa”. Inoltre, il “taglio per far scendere il debito non ha funzionato in passato, per noi è prioritario far lavorare gli italiani e fargli pagare meno tasse”.

Di qui le rassicurazioni: “Non aumentiamo l’Iva, a mettere un’altra tassa sugli italiani non ci pensiamo proprio. Ci daremo le priorità affinchè dall’anno prossimo si paghino meno tasse, mentre sulle pensioni “la Fornero andrà smontata, quota 100 è l’obiettivo integrale e quota 41 ma in 5 mesi non posso fare tutto quello che gli altri non hanno fatto in anni”

Rimane il nodo Tria.

(Ieri Di Maio ha precisato: “Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria ma pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà. Gli italiani in difficoltà non possono più aspettare, lo stato non li può più lasciare soli e un ministro serio i soldi li deve trovare“.

“Lo Stato è già in ritardo di 20 anni, ci sono famiglie italiane con figli in momentanea difficoltà, giovani senza lavoro, pensionati che con 500 euro non mangiano. Iniziamo a dare i soldi a loro. Poi semmai ci porremo il problema che non ci sono i soldi per dare stipendi a chi guadagna centinaia di migliaia di euro”.

Ma il diretto interessato Tria, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, per ora rimane in versione zen. “Non mi impressiono” dice. E questo atteggiamento composto è sicuramente meglio di una eventuale irritazione del ministro, che lo portasse a scendere dallo scranno più alto del Tesoro. In quel caso, infatti, l’apertura di nuova crisi istituzionale riporterebbe l’Italia sotto attacco.