Risposta Tria a Bruxelles: manovra non cambia. Di Maio rassicura su effetto spread su MPS
Rispettati i termini dell’Unione europea, stabiliti per la giornata di oggi: arriva puntuale la risposta di Giovanni Tria alla lettera Ue che il commissario agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, aveva consegnato personalmente al ministro dell’economia la scorsa settimana.
La risposta è inequivocabile: il governo M5S-Lega non fa dietrofront sulla legge di bilancio.
Nella lettera di Tria, che viene pubblicata sul Mef, viene confermato che “la Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza, e la Relazione al Parlamento a esso allegata, chiariscono che il Governo prevede di discostarsi dal sentiero di aggiustamento strutturale nel 2019″, ma anche che “non intende espandere ulteriormente il deficit strutturale nel biennio successivo e si impegna a ricondurre il saldo strutturale verso l’obiettivo di medio termine a partire dal 2022″.
Inoltre, “qualora il PIL dovesse ritornare al livello pre-crisi prima del previsto, il Governo intende anticipare il percorso di rientro”.
L’esecutivo, si legge ancora nella risposta di Tria all’Ue, è consapevole del fatto che la sua politica di bilancio sfora le regole incluse nel Patto di stabilità e crescita. Tria parla di una “decisione difficile, ma anche necessaria”. E questo perchè ci sono alcuni elementi che non vengono considerati più accettabili.
Le decisioni della manovra, si legge, sono state prese “alla luce del persistente ritardo nel recuperare i livelli di Pil pre-crisi e delle drammatiche condizioni economiche in cui si trovano gli strati più svantaggiati della società italiana”. C’è anche la volontà di rispettare il contenuto del contratto di governo M5S-Lega, laddove si legge che “il Governo intende inoltre attuare le parti qualificanti del programma economico e sociale su cui ha ottenuto la fiducia del Parlamento italiano”.
A tal proposito, “con riferimento agli investimenti pubblici, il DPB (Documento Programmatico di bilancio o anche Draft Budgetary Plan che è stato inviato all’Ue e che rappresenta praticamente l’architrave della legge di bilancio) prevede che questi aumentino di 0,2 punti percentuali di PIL nel 2019 e di 0,3 punti percentuali all’anno, a partire dal 2020 (..) Più in generale il rilancio degli investimenti pubblici e la modernizzazione delle infrastrutture determineranno – si legge ancora nella risposta di Tria – un aumento dei rendimenti degli investimenti privati e dunque del loro ammontare”.
“Per quanto riguarda i rendimenti sui titoli pubblici, lo scenario programmatico del DPB assume tassi di rendimento sui titoli di Stato inferiori a quelli riscontrati sul mercato negli ultimi giorni, ma coerenti con i livelli registrati all’atto della chiusura delle stime. Nello scenario programmatico sono stati infatti indicati livelli di rendimento lievemente più elevati rispetto allo scenario tendenziale, per tener conto degli sviluppi di mercato che sono nel frattempo intervenuti”.
Nella missiva viene manifestata, in linea con quanto ribadito più volte negli ultimi giorni dai diversi esponenti del governo, che “il recente rialzo dei rendimenti sui titoli pubblici verrà riassorbito quando gli investitori conosceranno tutti i dettagli delle misure previste dalla legge di bilancio”.
Lo spread BTP-Bund, insomma, continua a non spaventare in modo eccessivo l’esecutivo, in quanto permane la convinzione secondo cui, a una sua lettura più approfondita, la manovra stessa calmerà gli animi degli investitori.
Sullo spread interviene in giornata anche il vicepremier Luigi Di Maio che, interpellato dai giornalisti che lo aspettano a Palazzo Chigi, fornisce rassicurazioni sia sul trend dei tassi dei BTP che sulle banche:
“Per ora abbiamo sotto controllo gli istituti di credito, stiamo monitorando la situazione. Faccio presente che, con la dovuta scaramanzia, oggi siamo a 300 punti di spread e 100 punti di spread secondo varie fonti accreditate valgono solo per la paura che l’Italia possa uscire dall’Euro. Si narra di un governo che voglia uscire dall’euro quando non è così”.
E a chi gli chiede se teme che il rialzo dei tassi sui BTP possa avere conseguenze negative sulle banche, in particolare su MPS, il vicepremier sottolinea che “i mercati vogliono molto più bene all’Italia rispetto ad alcuni commissari europei”.
Di Maio conferma inoltre la sua fedeltà all’euro:
“Da quando sono diventato capo politico ho sempre detto che non era più tempo di uscire dall’euro né tantomeno che il Movimento avesse mai immaginato di uscire dall’Unione europea. Quindi, siamo a garanzia del fatto che né l’Eurozona né l’Unione europea siano in discussione in questo momento”.
Nessuna particolare preoccupazione neanche sul pericolo di uno scontro con Bruxelles, a causa della legge di bilancio che il governo italiano si è ostinato a lasciare immutata:
“Per ora sta andando tutto come previsto – rassicura Di Maio anche su questo punto – Ci aspettavamo dalla Commissione europea delle osservazioni sia sulla manovra di bilancio sia sulla lettera che abbiamo inviato questa mattina, ma se questo governo è nel giusto non avrà nulla da temere. E siccome siamo nel giusto perché siamo dalla parte dei cittadini non dovremo fare altro che spiegare le nostre ragioni”.
Lo stesso Tria, nella sua risposta a Bruxelles, sottolinea che “il governo è fiducioso che quanto esposto sia sufficiente a chiarire l’impostazione della manovra di bilancio e che quest’ultima non esponga a rischi la stabilità finanziaria dell’Italia, né degli altri paesi membri dell’Unione europea. Riteniamo, infatti, che il rafforzamento dell’economia italiana sia anche nell’interesse dell’intera economia europea”.