Argentina: scatta la corsa al supermercato, Macri lancia misure anti-crisi
Il possibile ritorno a Casa Rosada di un peronista di centrosinistra come Alberto Fernandez fa tremare l’Argentina. Secondo quanto riporta la stampa internazionale, nel paese sarebbe scattata la corsa ai supermercati per fare incetta dei beni di prima necessità in vista di un’impennata dei prezzi nei prossimi giorni. Settimana scorsa, il peso argentino è arrivato a perdere fino al 30% del suo valore rispetto al dollaro, costringendo la banca centrale celeste ad alzare il costo del denaro fino al livello record del 74%.
La catena di supermercati americana Walmart si aspetta tra questa settimana e la prossima un aumento dei listini nei suoi 92 store in Argentina. In una intervista rilasciata all’agenzia Afp, il responsabile alle relazioni istituzionali del gruppo nel paese ha fatto sapere che le vendite di prodotti di prima necessità come farina, olio, zucchero e latte, sono aumentate del 15-20% in soli tre giorni, da lunedì a mercoledì scorso. Proprio mentre il peso andava a picco e la Borsa di Buenos Aires cedeva il 38%.
A far scattare l’allarme è stata la sconfitta del presidente argentino Mauricio Macri alle primarie, considerato un test importante per le elezioni del prossimo 27 ottobre. Il presidente liberale argentino ha subito una pesante battuta d’arresto contro il peronista di centrosinistra ed ex primo ministro, Alberto Fernandez. E ora si teme che quest’ultimo possa vincere a mani basse nel voto di fine ottobre, mettendo a rischio il proseguimento dell’ortodossia politica perseguita da Macri. Fernandez ha infatti espresso alcune idee piuttosto radicali durante la campagna, come il ripristino dei controlli sui capitali e il rilancio della crescita attraverso l’allentamento della politica fiscale e monetaria.
Per cercare di recuperare consensi, Macri ha messo a punto nelle ultime ore un pacchetto anti-crisi. Tra le misure varate, un aumento del salario minimo del 25% e il taglio delle tasse per le fasce più povere, oltre che un aumento degli assegni sociali. Un piano che potrebbe però mettere a rischio la promessa di equilibrio dei conti fatta al Fondo monetario internazionale in cambio del prestito da 57 miliardi di dollari ricevuto lo scorso anno. E proprio questa questione, ovvero la relazione intrecciata con l’Fmi, avrebbe favorito nel fine settimana l’uscita di scena del ministro dell’Economia, Nicolás Dujovne, in carica dell’inizio del 2017, e l’ingresso di Hernán Lacunza.
I timori per un possibile default dell’Argentina rimangono comunque elevati. I mercati prezzano una probabilità del 78% che il paese non adempia ai propri obblighi sul debito. Il presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha descritto uno scenario poco rassicurante, affermando che gli argentini stanno ritirando in massa i soldi dai conti. “Con il possibile ritorno della banda del Foro di Sao Paulo (che riunisce i partiti di sinistra dell’America Latina, ndr) in Argentina, ora le persone stanno ritirando massicciamente i loro soldi dalle banche. L’Argentina è sempre più vicina al Venezuela”, ha scritto Bolsonaro attraverso un tweet.