Argentina a un passo dal default? Domani arriva la prima scadenza del debito
Argentina sul baratro del fallimento. Domani scatterà la prima scadenza del debito, slittata di un mese in attesa che Buenos Aires trovi un accordo con i fondi “avvoltoi” statunitensi, dopo la sentenza della Corte suprema Usa di metà giugno che impone al Paese sudamericano di pagare circa 1,3 miliardi di dollari ai fondi hedge che non avevano aderito al concambio sui bond andati in default nel 2001.
Oggi una delegazione del governo argentino incontrerà a New York il mediatore nominato dal tribunale Usa. Ma come ha commentato nei giorni scorsi il capo di Gabinetto, Jorge Capitanich, le trattative richiedono tempo in quanto riguardano una questione molto complessa. Finora i negoziati non hanno portato alcun esito positivo e ormai il tempo stringe. Se l’intesa non dovesse essere raggiunta, l’Argentina, terza economia dell’America Latina, rischia di cadere in default tecnico. Seppur di entità inferiore, a giudizio degli esperti, si tratterebbe comunque di un secondo fallimento in 13 anni dopo quello storico del 2001. E ciò potrebbe scatenare una serie di conseguenze per il Paese e i mercati finanziari.
Dopo il fallimento del 2011, l’Argentina rimborsa progressivamente il suo debito verso circa il 93% dei creditori privati che hanno accettato nel 2005 e nel 2010 una ristrutturazione del debito di circa il 70% del valore. Tuttavia, il restante 7%, rappresentato da fondi speculativi, non hanno mai accettato questo accordo e hanno intrapreso una azione legale per reclamare il 100% del valore nominale dei bond che avevano sottoscritto.
Il parere di S&P e Moody’s
L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha rivisto al ribasso il giudizio sull’Argentina, portandolo a ‘CCC-‘ da ‘CCC+’, con un outlook negativo. Il downgrade, precisano da S&P’s, riflette “il maggiore rischio di default”. In scia a S&P, Moody’s ha messo sotto osservazione il rating sul Paese per un possibile downgrade nel caso di fallimento delle trattative con i fondi speculativi. Secondo l’agenzia, se Buenos Aires fosse costretta a pagare i fondi speculativi, così come imposto dalla sentenza della corte suprema americana, il Paese potrebbe andare nuovamente in default. Attualmente il giudizio si trova al gradino Caa2.