Appuntamento con Bernanke
Venerdì mattina, ore 9:00 locali, le 16:00 in Italia. La data è segnata in rosso sulle agende che ricordano gli appuntamenti macroeconomici della settimana. Il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke parlerà, a Jackson Hole nel Wyoming, per introdurre la conferenza della Banca centrale statunitense sul tema abitazioni ed economia. Un’incombenza da far tremare le vene ai polsi, un esercizio che metterebbe in difficoltà anche il più abile equilibrista.
Una parola di più, o una di meno, può essere sufficiente a scatenare nuove ondate di isteria sui mercati, come quella che martedì scorso ha portato Wall Street a chiudere con ribassi di circa 2 punti percentuali quando la diffusione delle minute dell’ultima riunione del Fomc non hanno soddisfatto i desideri di taglio dei Fed funds degli operatori.
Dato di fatto dal quale partire: il mercato si aspetta il primo taglio dei tassi di interesse a settembre. Il primo perché si pensa che ne saranno necessari più di uno per stabilizzare la situazione, ridare fiducia al sistema, fiato ai consumatori americani. Eppure sperare da Bernanke una chiara presa di posizione su questo punto già da oggi non è un’ipotesi razionalmente credibile. Saperlo prima potrbbe servire a evitare reazioni inconsulte sui mercati. Non è credibile perché Bernanke preferisce i comunicati ufficiali alle pubbliche relazioni e ai discorsi “fuori sede”, perché la posizione del Comitato di politica monetaria è suscettibile di evoluzioni in una situazione in rapido movimento e infine perché la definizione di questa situazione necessita di ulteriori dati che arriveranno nelle prossime settimane. E anche se il taglio dei tassi di interesse appare sempre più vicino non sarà oggi il giorno in cui questa possibilità si materializzerà chiaramente.