Anche Bank of England lascia i tassi invariati al 5,25%
Oggi anche Bank of England ha optato per una pausa dei rialzi, esattamente come ha fatto ieri la Fed, lasciando il tasso principale di riferimento invariato al 5,25%. Ma il numero uno della banca centrale inglese, Andrew Bailey ha affermato che la politica monetaria probabilmente dovrà rimanere restrittiva per un “lungo periodo di tempo.” La reazione dei mercati è stata molto positiva in seguito alla decisione di BoE di non alzare ulteriormente i tassi, il Ftse 100 segna un rialzo dell’1,30% mentre scende il rendimento del Gilt (-3%) a quota 4,35%.
“La Bank of England ha seguito la Federal Reserve e questo mese è rimasta in attesa. I mercati ritengono ora che le possibilità di un altro aumento dei tassi di interesse in questo ciclo di rialzo siano limitate. Tuttavia, il voto è rimasto diviso, con diversi membri del comitato chiaramente preoccupati per l’elevato livello di inflazione e per il suo possibile consolidamento. L’inflazione del Regno Unito è ancora superiore a quella delle altre principali economie, ma il consenso prevede un ulteriore e rapido rallentamento nei prossimi mesi. Questo avviene anche in un momento in cui i segnali di indebolimento della crescita nel Regno Unito creano chiaramente preoccupazione in coloro che votano per una pausa.” Scrive in una nota Oliver Blackbourn, Portfolio Manager Multi-Asset, Janus Henderson.
Bank of England lascia i tassi invariati
Il Comitato di Politica Monetaria (MPC) ha votato 6 contro 3 a favore del mantenimento del tasso principale della banca centrale al 5,25%, con tre membri del board che preferivano un altro aumento di 25 punti base al 5,5%. Questa è la seconda volta in cui la BoE ha deciso di non alzare i tassi dopo 14 rialzi consecutivi.
“Le ultime proiezioni del MPC indicano che probabilmente la politica monetaria dovrà essere restrittiva per un periodo di tempo prolungato. Sarebbe necessario un ulteriore inasprimento dei tassi se ci fossero prove di pressioni inflazionistiche più persistenti”, si legge nel comunicato stampa di BoE.
Nel mese di settembre l’inflazione in UK è scesa al 6,7% su base annuale, ma rimane ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della BoE. Nel frattempo, l’attività economica si è notevolmente attenuata e il mercato del lavoro ha mostrato segnali di allentamento.
“L’indicazione che la Bank of England rimarrà ai livelli attuali, o superiori, ancora per un po’ di tempo rimane un fattore chiave nel modo in cui gli economisti penseranno all’impatto della politica monetaria in futuro. Anche se i tassi d’interesse non saliranno più, si verificherà un ulteriore inasprimento delle condizioni finanziarie, poiché i mutuatari continueranno a rifinanziarsi a costi nominali più elevati e il calo dell’inflazione farà salire gli interessi reali sul debito. Scrive Blackbourn. “Il mercato dei mutui ha visto i mutuatari passare a periodi fissi più lunghi negli anni precedenti al 2022, cercando di bloccare i costi bassi. Ciò ha ritardato l’impatto dell’aumento dei tassi di interesse su questi mutuatari ma, in assenza di un forte allentamento della politica monetaria, molti dovranno comunque affrontare spese molto più elevate nei prossimi mesi e anni. Sebbene si parli di “ritardi lunghi e variabili” in modo un po’ banale, non è difficile trovare prove dell’effetto ritardato su molti mutuatari e delle diverse tempistiche tra i debitori.”
Le proiezioni macroeconomiche
Il Comitato di politica monetaria ha osservato che l’inflazione è scesa al di sotto delle aspettative delineate nei risultati di agosto. Secondo le stime della BoE l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe raggiungere il 4,7% circa nel quarto trimestre del 2023 prima di scendere a circa il 4,5% nel primo trimestre del 2024 e al 3,75% nel secondo trimestre del 2024.
La BoE prevede che il PIL del Regno Unito si appiattirà nel terzo trimestre del 2023, segnando una performance più debole di quanto previsto dal MPC in agosto. Si prevede ora che il PIL crescerà solo dello 0,1% nel quarto trimestre del 2023, rivisto in ribasso rispetto alle previsioni di agosto.
“Dalla precedente decisione del MPC, ci sono state poche novità negli indicatori chiave della persistenza dell’inflazione nel Regno Unito. Hanno continuato a esserci segnali di un certo impatto di una politica monetaria più restrittiva sul mercato del lavoro e sull’economia reale”, si legge nel comunicato stampa.
Inoltre l’MPC ha aggiunto che la politica monetaria dovrà essere “sufficientemente restrittiva per un periodo di tempo sufficientemente lungo” per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% in modo sostenibile.
Ieri anche la Federal Reserve ha mantenuto i tassi invariati nel range 5,15-5,5%. Il presidente Jerome Powell ha insistito sul fatto che la Fed non sta discutendo tagli dei tassi a questo punto.
La sterlina si rafforza contro il dollaro
“La sterlina si è rafforzata nel periodo immediatamente successivo alla dichiarazione, poiché la Banca ha continuato a suggerire un’inclinazione da falco nei suoi commenti e la divisione in 6-3 ha indicato quanto pochi membri votanti debbano cambiare idea per vedere un ulteriore inasprimento.” Scrive Blackbourn. “I tassi d’interesse rimangono un fattore chiave per i mercati valutari, quindi il continuo messaggio che la prossima mossa dei tassi d’interesse sarà probabilmente un altro rialzo è un sostegno per la sterlina. Tuttavia, ciò potrebbe non essere così positivo in un mercato dei gilt in cui i rendimenti non sono riusciti a tenere il passo con i rialzi registrati negli Stati Uniti e in Germania negli ultimi tempi. La riluttanza degli investitori a far salire i rendimenti britannici ha suggerito un maggiore nervosismo sulle prospettive dell’economia del Regno Unito.”