Analisti: preoccupa il potenziale di inversione del trend quinquennale, meno la recessione
Le Borse sono arrivate al definitivo punto di svolta dopo 5 anni di crescita? Diversi elementi farebbero presupporre di sì, ma gli analisti tengono tirato il freno degli eccessi.
E’ il caso di Roger Hirst strategist per l’Europa di Bear Stearns. “Crediamo sia troppo presto per parlarne, ma c’è certamente un potenziale per un importante reversal del trend”, spiega in una nota odierna. Hirst continua a raccomandare una struttura difensiva di portafoglio, favorendo beni di consumo, grande distribuzione e telecomunicazioni, e segnalando invece in negativo i settori con esposizione alla crescita internazionale. A livello di mercati Hirst guarda soprattutto a Francia, Spagna e Italia.
Un altro invito alla calma arriva oggi da un report a firma di Aled Smith, gestore dell’M&G American Fund. “Le preoccupazioni per l’economia persistono negli States – dice in una nota – con i media che continuano a proporre dosi giornaliere di pessimismo. Il dibattito su una possibile recessione è sempre più intenso. Tuttavia, anche se l’economia soffre a causa del rallentamento del mercato immobiliare e dei consumi, ritengo che gli investitori non debbano girare le spalle al mercato azionario statunitense”. Le migliori opportunità individuate da Smith sono in società che dimostrano un crescente impegno a migliorare il proprio ritorno sul capitale, che abbiano messo a punto ristrutturazioni volte al taglio dei costi, che sfruttino l’evoluzione delle dinamiche di mercato quali l’aumento della domanda o il consolidamento del proprio settore, e che investono in ricerca & sviluppo.
Solo pochi giorni fa poi Alan Brown, il chief investment officer di Schroders, nella sua Crystal Ball sul 2008 avvertiva che nonostante i problemi dell’immobiliare e la crisi finanziaria “ci sono sufficienti elementi positivi di compensazione per evitare la recessione”. Brown citava una crescita sotto la media concentrata principalmente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e il possibile ricrearsi di un ambiente positivo per l’azionario nel caso di un ritorno alla normalità delle condizioni sui mercati finanziari. “Ed è probabile – aggiungeva – che i mercati saranno supportati da ulteriori riduzioni nei tassi d’interesse, non solo negli Stati Uniti, ma a partire dall’inizio del prossimo anno prima in Gran Bretagna e poi in Europa”. Una tesi ripresa oggi anche dal capo economista dell’istituto britannico, Keith Wade. “Detto questo – spiegava ancora Brown – bisogna riconoscere che ci troviamo in acque sconosciute. Un errore di politica da parte delle banche centrali o una reazione negativa da parte dei consumatori più violenta di quanto atteso potrebbero farci inclinare verso la recessione”. Ma se anche questo dovesse avvenire si tratterà, secondo Brown, di una recessione corta, un’aspra recessione di due trimestri e non uno scenario da Armageddon.