Alitalia: revisione piano non soddisfa Air France, ancora due settimane per decidere se partecipare ad aumento
Spinta decisa sulla riduzione dei costi per Alitalia che ieri sera, dopo l’ennesimo cda fiume, ha varato la revisione del proprio piano industriale procedendo anche alla proroga fino al 27 novembre del termine per aderire all’aumento di capitale da 300 milioni di euro. Due settimane ancora per convincere l’azionista di riferimento Air France a partecipare alla ricapitalizzazione. Il vettore francese ieri ha votato contro il nuovo piano ritenendo non sufficienti le misure volte alla riduzione del debito.
La revisione del piano industriale si basa “sulla ricerca di una accresciuta efficienza nella gestione delle attività e su un miglioramento della capacità di competere sul mercato anche attraverso una severa riduzione dei costi”, si legge in una nota diramata alla fine del cda.
Il piano prevede la riduzione del numero di aerei a medio raggio, con il mantenimento del numero di ore volate rispetto al 2013 grazie a un miglior utilizzo della flotta. Saranno aumentati i voli internazionali e intercontinentali.
E’ stato inoltre deliberato di posticipare al 27 novembre prossimo il termine per l’esercizio di opzione in relazione all’aumento di capitale deliberato dall’assemblea del 15 ottobre 2013. Alitalia ha spiegato che la la proroga è stata proposta per consentire a quei Soci non rappresentati in consiglio di amministrazione di prendere conoscenza della revisione del piano. In realtà si vuole dare più tempo ad Air France per valutare le misure contenute nella revisione del piano e strappare un sì, anche parziale, alla partecipazione all’aumento. La compagnia francese ha appressato la parte industriale del piano, mentre a non convincere sarebbe lo scarso impegno per abbattere il debito.
Al momento le adesioni alla ricapitalizzazione sono ferme a 136 milioni. Ai soci che avranno sottoscritto tutte le nuove azioni di loro spettanza verrà concesso un ulteriore breve periodo di tempo per sottoscrivere eventuali azioni rimaste inoptate. Alla finestra c’è poi Poste Italiane la che si è resa disponibile a coprire l’eventuale inoptato per massimi 75 mln di euro.