Notizie Notizie Italia Alert FMI: economia globale arranca, crescita PIL sotto il 3%. Anche l’Italia colpita

Alert FMI: economia globale arranca, crescita PIL sotto il 3%. Anche l’Italia colpita

23 Aprile 2025 08:00

La nuova ondata di tensioni commerciali, innescata dalla Casa Bianca con l’introduzione dei dazi punitivi nel giorno simbolico del Liberation Day, rischia di costare caro all’economia globale.

Secondo la nuova edizione del World Economic Outlook pubblicato dal Fondo Monetario Internazionale, le prospettive economiche globali sono dominate da rischi al ribasso in aumento. Andando nel dettaglio, nel  2025 il Pil mondiale si fermerà al 2,8% mentre salirà al 3% nel 2026, con una correzione al ribasso dello 0,8% nel biennio.

Solo in due occasioni recenti la crescita mondiale si è fermata sotto la soglia del 3%: nel 2008 e nel 2019, e in entrambi i casi l’anno successivo c’è stata una recessione. La storia si ripeterà anche in questo caso? Le premesse sicuramente ci sono tutte.

FMI: PIL Italia rivisto al ribasso

Dati alla mano, la guerra dei dazi pesa sull’economia globale, Italia compresa. Secondo il Fondo monetario Internazionale le stime di crescita del Pil italiano per il 2025 sono ridotte allo 0,4% dal +0,7% atteso a gennaio. Non si intravedono buone nuove neanche nel 2026 quando la crescita dovrebbe attestarsi allo 0,8%, un decimo in meno delle proiezioni di tre mesi fa.

Il Fondo ha fornito stime anche per quanto riguarda l’inflazione, con i prezzi al consumo che dovrebbero attestarsi all’1,7% quest’anno e al 2% il prossimo. Inoltre il tasso di disoccupazione è previsto attestarsi al 6,7% in entrambi gli anni, un decimo in più del livello 2024.

In Ue brilla la Spagna. In USA aumentano probabilità di recessione

E gli altri paesi? Rimanendo in area euro, la Germania continua a soffrire e, secondo quanto emerge dalle nuove stime del Fondo Monetario internazionale, il PIL tedesco rimarrà fermo allo 0% nel 2025 con una ripresa allo 0,9% nel 2026 (ridotto da +1,1%). L’economia della Francia segna invece una crescita attesa dello 0,6% quest’anno e dell’1%, il prossimo. Ma in area euro è la Spagna che sorprende con l’economia iberica che sembra non risentire affatto della guerra commerciale in corso, con il PIL previsto in crescita del 2,5% quest’anno e dell’1,8% il prossimo.

Il Fondo Monetario Internazionale ha abbassato poi le sue proiezioni per il 2025 sulla crescita degli Stati Uniti all’1,8%, con un taglio di 0,9 punti percentuali rispetto alle previsioni di gennaio. “Non vediamo una recessione per gli Stati Uniti nel nostro scenario di riferimento ma nelle nostre previsioni teniamo anche conto delle probabilità di uno scenario. E se a ottobre vedevamo un 25% di possibilità di recessione, ora questa percentuale è salita al 40%” ha detto il capo-economista del Fondo Monetario Internazionale Pierre-Olivier Gourinchas.

La ricetta dell’FMI per uscire dalla crisi

“Il sistema economico globale, sotto cui la maggior parte dei paesi ha operato negli ultimi 80 anni, è in fase di ridefinizione mentre il mondo viene introdotto in una nuova era. Le regole esistenti vengono messe in discussione, mentre le nuove devono ancora emergere” sottolinea il capoeconomista del Fondo Monetario Internazionale, Pierre-Olivier Gourinchas, in un blog in occasione della pubblicazione del nuovo Global Economic Outlook a Washington.

Dalla fine di gennaio, una serie di annunci tariffari da parte degli Stati Uniti, iniziati con Canada, Cina, Messico e settori critici, sono culminati con l’imposizione di imposte pressoché universali il 2 aprile. L’aliquota tariffaria effettiva degli Stati Uniti ha superato i livelli raggiunti durante la Grande Depressione, mentre le controrepliche dei principali partner commerciali hanno spinto significativamente verso l’alto l’aliquota globale (…) Non dovremmo perdere di vista la necessità di una crescita più forte. I governi dovrebbero continuare a impegnarsi in riforme fiscali e strutturali che contribuiscano a mobilitare le risorse private e a ridurre l’allocazione impropria delle risorse. Dovrebbero inoltre investire nelle infrastrutture digitali e nella formazione necessarie per beneficiare di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale. (…) L’incertezza e l’imprevedibilità delle politiche rappresentano un fattore determinante per le prospettive economiche. Se dovessero persistere, il brusco aumento dei dazi e l’incertezza associate rallenterebbero in modo significativo la crescita globale.

BCE e FED: quale direzione prenderanno i tassi di interesse

In questo contesto di elevata incertezza, il Fondo Monetario Internazionale traccia la rotta che dovrebbero seguire le banche centrali,  Federal Reserve e Bce in primis.  Il taglio dei tassi di interesse dovrebbe essere il leitmotiv da seguire anche nei prossimi trimestri sebbene a ritmi diversi l’una dall’altra.

Come si legge nella nuova edizione del World Economic Outlook, negli Stati Uniti si prevede che il tasso sui fondi federali scenda al 4% alla fine del 2025 e raggiunga il suo equilibrio di lungo termine del 2,9% alla fine del 2026. Nell’area dell’euro, invece il Fondo si attende un nuovo taglio dei tassi a portare il tasso sui depositi al 2% entro la metà dell’anno per una riduzione cumulativa, compresi i tre tagli già effettuati, di 100 punti base nell’anno, 50 in più delle previsioni di ottobre.