Al ballo degli emergenti con Cina e India
Li chiamano emergenti, ma hanno la vocazione da superpotenze. Cina e India insieme raccolgono quasi il 40% della popolazione mondiale e hanno in mano gran parte del potenziale di crescita dell’economia globale per i prossimi decenni. La Grande Crisi ha accelerato l’avanzata nel ranking mondiale dei due giganti asiatici. La Cina lo scorso anno ha vinto la sua sfida impossibile: il Dragone cinese è andato addirittura oltre l’asticella dell’8% indicata a inizio 2009 grazie soprattutto agli effetti del maxi-piano di stimoli fiscali per complessivi 586 miliardi di dollari. La crescita del Pil nel 2009 è stata pari all’8,7% con un balzo dell’11,9% nel primo trimestre 2010. Secondo l’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale quest’anno l’economia del gigante asiatico tornerà a una crescita a due cifre, sviluppandosi a un tasso del 10 per cento e nel medio termine (5 anni) la crescita media annua stimata dall’Fmi è del 9,6% medio annuo.
Ambizioni da numero uno anche per l’India. Il governo di Mumbai ha infatti fissato un preciso obiettivo di medio termine: raggiungere nei prossimi anni tassi di crescita del prodotto interno lordo a doppia cifra e sorpassare la Cina come nazione a più elevato ritmo di crescita a livello globale. L’obiettivo è quello di arrivare a una crescita del 10% entro l’esercizio fiscale 2012 sostenendo la crescita con investimenti per 1 trilione di dollari in infrastrutture. “La forte performance dell’economia indiana riflette dinamiche di crescita sane, che includono un mercato del lavoro in espansione, una classe media crescente e la liberalizzazione dell’economia”, è il parere di Maarten-Jan Bakkum, Global Emerging Market Equity Strategist di ING Investment Management Europe. “L’India – sottolinea Alessandro Fugnoli di Kairos – ha apportato progressivi ritocchi alla sua politica economica e ha scoperto che può tranquillamente crescere del 10 per cento l’anno”. Il consensus di mercato vede una crescita nell’ordine dell’8,2% nel prossimo anno fiscale per la terza economia asiatica. L’Fmi vede una crescita del pil indiano dell’8,8% quest’anno.
L’India guarda al futuro con rinnovato ottimismo, ma deve fare i conti con il nodo inflazione. Surriscaldamento dei prezzi al consumo che ha costretto la Banca centrale indiana ad anticipare la stretta monetaria. La Reserve Bank of India ha portato il livello dei tassi di interesse dal 3,25% al 3,75% nel giro di un mese. La forte crescita della domanda interna e gli alti tassi di utilizzo della capacità produttiva porteranno, secondo le previsioni di ING IM, a una maggiore pressione inflazionistica nell’economia indiana. “Se il prezzo degli alimentari non dovesse diminuire nei prossimi mesi – sottolinea Maarten-Jan Bakkum – l’inflazione potrebbe crescere ulteriormente”. Ing mantiene una posizione prudente sull’India proprio per il rischio prezzi ma si riserva di passare a una posizione di sovrappeso appena vedrà segnali di raffreddamento dei prezzi con il Paese che potrà così beneficiare appieno delle forti dinamiche interne di crescita. La stretta monetaria da parte di Mumbai potrebbe essere il preludio di manovre restrittive sui tassi da parte di altre banche centrali, a partire da quella cinese. Secondo l’analisi di Batterymarch, società d’investimento del gruppo Legg Mason, in Cina il processo di restrizione della politica monetaria si protrarrà per i prossimi 12-18 mesi, “questa politica monetaria rigorosa ha come obiettivo rallentare la crescita del paese senza fermarla. Dal momento che la Cina è una locomotiva dell’espansione economica anche per altri mercati emergenti, la crescita in questi ultimi perderà inevitabilmente un po’ di spinta, ma questo non sarà evidente prima di altri 6-9 mesi”.
Con l’ausilio degli ETF è possibile raggiungere Pechino, Mumbai e gli altri lidi emergenti investendo a costi limitati. Sul mercato EtfPlus di Borsa Italiana sono diversi gli strumenti che permettono di investire sul mercato azionario cinese e su quello indiano. Nel dettaglio sono 7 i trackers che permettono di replicare le performance dei principali indici azionari cinesi. Inoltre a fine 2009 è arrivato a Piazza Affari anche il db x-trackers HSI Short Daily Index ETF che replica in maniera inversa il rendimento su base giornaliera dell’Hang Seng Index, il principale indice di riferimento della piazza di Hong Kong, consentendo quindi di trarre vantaggio dalle fasi di debolezza del mercato cinese.