Aicon: Siclari, nel quadriennio non esclusa acquisizione in Usa per debolezza dollaro
Aicon si concede il lusso, dopo essere sbarcata a Piazza Affari soltanto ad aprile, di presentare già alla comunità finanziaria un piano industriale per il quadriennio 2007/2008 – 2010/2011. Piano che prevede una forte crescita del segmento della nautica di lusso, trainata soprattutto dai grandi player che presentano trend di crescita superiori alla media di mercato. In questo contesto Aicon punta a consolidare la propria posizione sia sul mercato nazionale, sia sui mercati internazionali, con l’obiettivo di diventare, nei prossimi quattro anni, uno dei primi operatori mondiali nel settore di riferimento (al momento il gruppo messinese è il terzo player italiano in quanto a dimensioni, alle spalle di Azimut e Ferretti). “C’è un potenziale enorme da esplorare – afferma il presidente e amministratore delegato, Lino Siclari, dinanzi alla stampa – per l’industria nautica. Ci sono opportunità incredibili in Paesi emergenti come Brasile e Russia, dove sta crescendo il numero di ricchi. Tra l’altro ci sono nuove opportunità per il nostro business nei settori del turismo nautico e del corporate”.
In effetti il mercato degli yacht di lusso, negli ultimi anni, come mette in evidenza il direttore commerciale di Aicon, Maurizio Grosso, “è cresciuto in media del 10,5% l’anno, al di sopra degli altri settori. Noi crediamo fortemente nell’anticiclicità di questo mercato, che riteniamo risenta solo marginalmente dell’andamento dell’economia. Crediamo pertanto che esso crescerà ancora grazie alla prevista crescita sostanziale della customer base (i ricchi, ndr)”. Non solo, ma stando alle parole di Grosso “Aicon ritiene di potere battere il mercato in quanto a crescita con la complicità sia dei nuovi modelli in rampa di lancio, tra i quali alcuni specificamente pensati per i Paesi emergenti, sia per una serie di vantaggi competitivi propri dell’azienda, come la capacità di offrire servizi vincenti”.
Nel quadriennio in esame infatti il Gruppo Aicon prevede di lanciare in totale 22 nuovi modelli e di ampliare la dimensione delle aree produttive che, dagli attuali 120 mila metri quadri, passerà a 300 mila mq di cui 140 mila coperti. Gli addetti, considerando anche l’outsourcing, passeranno dalle circa 1.250 unità dell’esercizio in corso, alle circa 3 mila unità dell’ultimo anno di piano. Il livello di investimenti che il gruppo attivo nella progettazione, produzione e commercializzazione di imbarcazioni e navi da diporto a motore di lusso stima di fare sempre nel quadriennio si attesta a circa 198 milioni di euro, con un “bassissimo utilizzo della leva finanziaria”, secondo quanto dichiara Siclari. Nei quattro anni inoltre “l’obiettivo prioritario è il mantenimento della marginalità”.
Per quanto concerne gli obiettivi economici, calcolati a partire da un 2006/2007 pro-forma, si prevede di mantenere un Ebitda pari al 30% circa nel quadriennio, con una crescita media ponderata annua (Cagr) dell’Ebitda stesso nell’ordine del 43% circa. Il direttore finanziario, Gaetano Visalli, presentando i numeri di bilancio del piano, specifica che “il Cagr dell’Ebitda è ipotizzato al 37,9% nello scenario peggiore e al 43,1% in quello migliore”. “A fine piano – puntualizza Visalli – non avremo tutti i modelli perfettamente funzionanti, ecco perché nel 2012 cresceremo ulteriormente”. Il business plan prevede inoltre di mantenere una marginalità intorno al 13% sull’utile e non prevede la distribuzione di alcun dividendo, “a meno che – secondo quanto afferma Siclari – non siano battuti tutti i target del piano”.
E per quanto concerne la possibilità di operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni)? Siclari spiega che “i numeri del piano non prevedono acquisizioni, non perché non le possiamo fare”. Infatti “potremmo fare acquisizioni solo a patto di aggiungere molto valore e mantenere la nostra marginalità. Ad esempio, vista l’attuale debolezza del dollaro, potrebbe essere vantaggioso per noi comprare una società a stelle strisce, evitando così di andare a vendere oltreoceano e perdere sul tasso di cambio”. Sul tasso di cambio, Visalli fa sapere che “la società in passato aveva dei contratti di copertura che ora non sono più in piedi”. Sono invece attualemente in piedi dei contratti derivati di copertura sul rischio legato alle fluttuazioni del tasso di interesse, contratti rispetto ai quali al momento la società registra una perdita di circa 100 mila euro.