L’accusa di Banca Carige: Fondo Usa Apollo fece crollare liquidità, spolpò cassa drenando 450 milioni
Banca Carige accusa il fondo Apollo di aver fatto crollare la sua liquidità, drenando 450 milioni in un mese. E’ quanto risulta dall’atto di citazione presentato al Tribunale di Genova con cui l’istituto chiede agli ex vertici Cesare Castelbarco Albani, Piero Montani e al fondo Apollo stesso un risarcimento complessivo di 1,25 miliardi.
Il documento è stato riassunto dal Secolo XIX, e fa parte del materiale a disposizione dell’assemblea in vista del voto sulla richiesta di azione di responsabilità verso Montani e Castelbarco. La Consob a tal proposito ha chiesto alla banca di rendere pubblici alcuni documenti, a partire proprio da quelli relativi alle azioni di responsabilità presentate contro il fondo americano e gli ex manager e ieri il cda ha reso noto l’atto di citazione presentato dalla banca presso il Tribunale di Genova, lo scorso 20 giugno. Banca Carige è assistita dagli avvocati Vincenzo Mariconda e Andrea D’Angelo.
L’atto di citazione è un documento di 70 pagine riassunto dal Secolo XIX: emergono pesanti accuse di Banca Carige rivolte sia al cda Castelbarco-Montani che al fondo Apollo, che avrebbe seguito una chiara strategia: indebolire l’istituto per entrare a far parte dell’azionariato e dunque scalare la banca. Apollo viene accusata di aver “dato un contributo causale primario al deterioramento della situazione di liquidità della banca”.
Tutto parte nel l’estate 2014 quando il cda guidato da Castelbarco-Montani riceve le offerte di Apollo, Itas e Talanx per le assicurazioni di Banca Carige. Dopo aver presentato una prima offerta preliminare, Itas ne presenta una vincolante che «prevedeva, da parte di Carige, la titolarità di una partecipazione non inferiore al 15% in Carige Vita Nuova a un prezzo complessivo tra i 350 e i 400 milioni». Giunge poi un’ulteriore precisazione con la quale Itas offre «400 milioni mantenendo ferma la partecipazione di Carige al 15%».
Gli avvocati rilevano come l’offerta di Itas non venga neanche considerata, con il cda che decide piuttosto di avviare con Apollo un negoziato in esclusiva che si conclude con la cessione a un prezzo di 310 milioni. Prezzo dunque inferiore a quello offerto da Itas.
A fine 2015 Apollo tratta con Carige l’acquisto di Creditis, ma dopo aver offerto 101 milioni interrompe la trattativa «senza che i vertici di Carige prendessero in considerazione l’ipotesi di replicare». «Carige aveva da poco completato un’operazione di aumento di capitale da 850milioni e presentava un indice mensile di liquidità molto alto, all’incirca di 10 mesi», scrivono gli avvocati.
Il crollo della liquidità provocato da Apollo avviene nel periodo compreso tra novembre 2015 e febbraio 2016, prima che il fondo americano presenti al cda di Carige una proposta di acquisto dei crediti deteriorati a prezzi fortemente scontati (circa 17 centesimi per 1 euro in linea con la svalutazione effettuata sui crediti in quel periodo da Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti) con abbinata una proposta di aumento di capitale della banca che (nel caso in cui fosse stata accettata) avrebbe portato Apollo a diventare il socio di controllo.
L’anomalo assorbimento di liquidità, si legge nell’atto di citazione di Banca Carige riportato dal Secolo XIX, sarebbe avvenuto in particolare tra fine novembre 2015 e fine dicembre 2015 quando in un solo mese con “prelevamenti evidentemente concertati” soggetti riferibili ad Apollo drenarono “circa 446 milioni” di euro. “Già a fine dicembre l’indice mensile di liquidità della banca era crollato a sei mesi, quasi dimezzandosi, e l’impatto dei prelevamenti dei soggetti riferibili al gruppo Apollo sulla perdita di liquidità registrata nel periodo (931 milioni) è stimabile in una percentuale vicina al 50%”.
“Nell’arco di poche settimane la liquidità di Carige cominciò rapidamente a calare sino a raggiungere i livelli che la Banca Centrale europea avrebbe rappresentato come preoccupanti nella Draft decision del 19 febbraio 2016”, si legge nell’atto di citazione. La Vigilanza della Bce a quel punto suggerisce a Carige di valutare la proposta di Apollo per la messa in sicurezza dell’istituto. Il progetto di Apollo viene tuttavia respinto da Carige che nel frattempo sostituisce i vertici.
Riguardo al dialogo con la Bce, l’atto di citazione ricorda il cda del 18 febbraio 2016, quando in collegamento telefonico da Francoforte interviene il dg della vigilanza microprudenziale di Bce, Ramon Quintana, che analizza le criticità di Carige a cominciare da quella «piuttosto nuova» di carenza di liquidità, e manifesta preoccupazioni riguardo «la qualità degli attivi e gli Npl». Quintana dice che «bisogna considerare le alternative aperte, non solo soluzioni interne, ma anche altre decisioni strategiche come potenziali fusioni e acquisizioni, a questo proposito – afferma – avete sul tavolo l’offerta di Apollo». (che appunto non verrà accettata).
Nell’atto di citazione si fa riferimento alla «sorprendente» decisione degli ex vertici di Carige di snobbare del tutto l’offerta di Itas per le assicurazioni, tra l’altro a un prezzo più alto; l’accusa attribuisce a Montani e Castelbarco «responsabilità quali partecipi delle decisioni collegiali» avendo avuto «ruolo primario» mentre Apollo viene considerata responsabile di aver deteriorato la liquidità con «prelievi che nel periodo dicembre 2016-febbraio 2016 portano a un saldo negativo, rispetto a novembre 2015, pari a 2 miliardi e 132 milioni determinando la contrazione del survival period da 10 a 4 mesi».
Banca Carige, si legge nel documento riassunto dal Secolo XIX, ha insomma “gravemente sofferto dell’aggressione del gruppo Apollo” che sia nell’acquisto delle attività assicurative sia nell’offerta vincolante improvvisamente ritirata su Creditis (credito al consumo) sia nel caso della proposta del fondo di acquisto dei deteriorati “ha beneficiato della grave negligenza e della condiscendenza del vertice amministrativo” in carica dall’autunno 2013 al marzo 2016.
E ora sarà battaglia feroce tra Banca Carige e il fondo Apollo. Apollo ha presentato ricorso d’urgenza per evitare che all’assemblea del 28 marzo, dove si deciderà sull’azione di responsabilità, possa votare il maggiore azionista Malacalza investimenti (con 17,6%). Il fondo rimane azionista di Carige, con una quota dello 0,1% detenuta attraverso Amissima Assicurazioni.