Notizie Notizie Mondo E’ accordo sul funzionamento del Fondo salva Stati. Portogallo sempre più in bilico

E’ accordo sul funzionamento del Fondo salva Stati. Portogallo sempre più in bilico

22 Marzo 2011 13:01

E’ stata trovata la quadra sul Fondo monetario europeo. I ministri finanziari della Ue hanno raggiunto l’accordo finale sul funzionamento dello European stability mechanism, il meccanismo di salvataggio permanente che sarà operativo dalla metà del 2013 e che servirà ad aiutare i Paesi dell’Eurozona in gravi difficoltà finanziarie. Una potenza di fuoco da 700 miliardi di euro, con una capacità finanziaria effettiva di 500 miliardi. Ma il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, non ha nascosto la sua delusione con quel si poteva fare di più davanti al Parlamento europeo, sottolineando come non tutte le richieste della banca centrale sono state accolte dai governi. Come quella di permettere al futuro fondo di acquistare titoli dei Paesi in difficoltà non solo sul mercato primario, dove si comprano i bond di nuova emissione, ma anche su quello secondario.


Manca ancora invece l’intesa sull’aumento a 440 miliardi di euro della capacità finanziaria effettiva dell’attuale Fondo salva-Stati, lo European financial stability facility (Efsf), già intervenuto per aiutare l’Irlanda. Ma da qui alla metà del 2013 potrebbe dover intervenire anche in altre situazioni critiche, come quella del Portogallo. Da Lisbona oggi sono arrivati nuovi segnali di fumo: il governo lusitano ha rivisto al ribasso le stime di crescita per il 2011. Quest’anno il prodotto interno lordo subirà una contrazione con gli investimenti in calo e i tagli alla spesa. Il Pil vedrà una contrazione dello 0,9% nel corso del 2011, contro una precedente stima di un +0,2% e dopo il +1,4% dell’anno scorso. Nel 2012, invece, segnerà un rialzo dello 0,3%, quindi dello 0,7% nel 2013 e dell’1,3% nel 2014. Questo è solo l’ultimo campanello d’allarme che rimbomba tristemente sulle note del fado.


Ogni giorno che passa sembra, infatti, sempre più a rischio la tenuta del governo minoritario socialista del premier portoghese Josè Socrates. Per gli addetti ai lavori la crisi di governo potrebbe aprirsi ufficialmente domani se il parlamento non approverà l’ultima manovra anti-deficit concordata con Bruxelles la settimana scorsa, ma bocciata da tutti i partiti di opposizione. Il ministro per i rapporti con il parlamento, Jorge Lacao, ha confermato ieri, dopo il fallimento di un tentativo del premier Socrates, di avviare una trattativa con il leader del principale partito di opposizione, il Psd, Claudio Passos Coelho, che la caduta del governo ora “è purtroppo una possibilità che non può essere esclusa”. Il Psd, che aveva consentito l’adozione dei tre precedenti giri di vite, in un anno, decisi da Socrates per cercare di riguadagnare la fiducia dei mercati ed evitare un ricorso a un piano di salvataggio Ue-Fmi, dopo Grecia e Irlanda, ora ha detto basta.


Passos Coelho, dopo un colloquio con il premier, ha escluso una qualsiasi trattativa con il governo su una manovra, che prevede anche tagli a pensioni e spesa sociale, bollata come socialmente ingiusta, in un paese già messo in ginocchio dalle precedenti manovre antideficit. Già la scorsa settimana Socrates aveva avvertito che un no del parlamento potrebbe provocare le dimissioni del governo ed elezioni anticipate. Una prospettiva cui il Psd può guardare con relativo ottimismo. I sondaggi promettono al partito di Passos Coelho, membro del Ppe in Europa, una chiara vittoria su un Ps ai minimi storici. La caduta del governo Socrates potrebbe però spingere il paese nelle braccia dell’aiuto esterno, ha avvertito il ministro delle finanze Fernando Teixeira. Che il Psd però potrebbe avere già messo in conto. Sabato Passos Coelho ha infatti detto che il Portogallo “ha bisogno di un aiuto esterno” e che “tutto il paese l’ha già capito”.


Come osserva Nicola Trillo di Bbva è sempre più probabile che la storia del Portogallo andrà a finire male. “Il problema principale è l’assenza strutturale di una ripresa in Portogallo, anche dovuta a condizioni dell’economia non favorevoli a livello globale”, specifica l’analista dell’istituto spagnolo. “Con un deficit pubblico dell’8%, non c’è molto da fare. Se la classe politica lusitana non si metterà nuovamente d’accordo su misure draconiane, qualcosa andrà pur fatto”, aggiunge l’esperto, sottolineando che dopotutto in realtà non c’è niente di nuovo, se una possibile erosione del rischio che potrebbe andare a colpire a sua volta la Spagna, definito il bersaglio grosso della crisi del debito da esperti di mercato.


Ma sulla Penisola iberica il mercato pur essendo prudente vuole crederci. Basta dare un’occhiata al risultato dell’asta spagnola di questa mattina. I rendimenti sono stati in calo sulle due aste a breve spagnole di questa mattina, unico appuntamento della settimana con l’offerta di debito periferico. L’emissione spagnola di titoli a 3 e 6 mesi per un totale di 2,05 miliardi di euro. Il Tesoro ha raccolto una domanda andata oltre il disponibile, ben 11,7 miliardi, per i cui è riuscito a spuntare tassi più bassi a fronte di una prevista raccolta bella fascia 1,5 – 2,5 miliardi. Nell’emissione a tre mesi sono stati piazzati effetti per 1,208 miliardi a un tasso medio di 0,899%, in netto calo da una simile asta effettuata lo scorso 22 febbraio (1,101%) e soprattutto da quella in scadenza ieri (1,225%). Per quella a sei mesi lo Stato ha raccolto 842,1 miliardi a un tasso medio dell’1,361% (1,588% nella precedente asta e 1,625% in quella scaduta nella vigilia). “La richiesta è stata buona e i tassi si sono mossi in linea col mercato”, commenta il trader confermando il momento complessivamente positivo per la carta periferica. Domani è un altro giorno, diceva qualcuno. E il Portogallo è avvertito.