2016 ad alta intensità per l’oro: domanda salita al top da tre anni spinta dagli ETF
Nel 2016 la domanda di oro fisico ha raggiunto il picco massimo da tre anni a 4.309 tonnellate, in crescita del 2% rispetto al 2015. A rilevarlo è il World Gold Council (Wgc) in un report diffuso questa mattina.
Nell’analisi del Wgc emerge che il principale driver di questa dinamica è stato rappresentato dagli acquisti effettuati dagli ETF, saliti a 532 tonnellate nel 2016, il secondo miglior anno di sempre. Solo nel 2009 (in piena crisi di sfiducia verso il sistema finanziario globale, ndr) gli ETF hanno acquistato un ammontare maggiore di oro, pari a 646 tonnellate annue.
Cala la domanda di Banche centrali ed emergenti
Dal documento di questa mattina salta subito all’occhio la dinamica di domanda da parte delle banche centrali e degli emergenti. Sorprende la flessione della domanda da parte degli istituti centrali, scesa sui minimi dal 2010 a 383,6 tonnellate, in calo del 33% rispetto al 2015. Secondo il report, la diminuzione è stata causata dalla crescente pressione sulle riserve auree degli istituti. “Nonostante queste evidenze, il 2016 è stato il settimo anno consecutivo di acquisti netti positivi da parte delle Banche centrali”, fanno notare gli autori del report.
Sul fronte emergenti la contrazione della domanda è stata molto marcata nei due principali acquirenti di oro fisico al mondo: India e Cina. Le richieste in questi due Paesi sono scese al livello minimo da sette anni, in seguito al rallentamento dell’economia per la Cina e per effetto delle politiche di demonetizzazione in India.
2016 ad alta tensione per le quotazioni nelle Borse
Il 2016 è stato un anno particolare, segnato da eventi che nel bene o nel male hanno avuto ricadute su diverse asset class. In questo quadro la domanda di oro ha risentito di una certa dose di volatilità nel corso dell’anno. L’andamento dell’oro ne ha risentito, chiudendo l’anno con un gain di 8 punti percentuali. A fine settembre l’oro era apprezzato del 25% rispetto al 1 gennaio 2016, perdendo (a sorpresa) parte sostanziale di questi gain nel quarto trimestre in scia alla reazione composta che il mercato ha avuto in seguito all’elezione di Donald Trump a presidente degli Usa.