News La politica monetaria giapponese favorisce gli asset rischiosi

La politica monetaria giapponese favorisce gli asset rischiosi

Pubblicato 30 Aprile 2013 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:19

La politica monetaria giapponese favorisce gli asset rischiosi




Di seguito pubblichiamo un commento di ING Investment Management. Nello studio gli esperti dell'istituto olandese analizzano gli effetti del netto cambio adottato dalla Bank of Japan nella gestione dalla politica monetaria. Per gli economisti il QE nipponico rappresenta un catalizzatore positivo per gli asset rischiosi. La loro visione rimane positiva sul comparto azionario nipponico anche grazie ai primi risultati economici che sta ottenendo il governo Abe, specie considerando che un nuovo spunto per i rialzi dei mercati potrebbe giungere dalla vittoria del Premier alle elezioni alla Camera alta in programma in luglio. Fattore questo che consolidando la posizione di Abe potrebbe favorire il lancio di nuove riforme strutturali.




In generale, i politici non sono riusciti a gestire in modo energico e adeguato le conseguenze della crisi. L'onere di salvare l'economia mondiale è quindi ricaduto sui banchieri centrali, disponibili a imbarcarsi in esperimenti di politica monetaria impensabili prima del 2008. Per i governatori delle banche centrali non è stata un'avventura facile: hanno dovuto contrastare il proprio istinto professionale, perlomeno inizialmente, e affrontare ardui interrogativi di ogni sorta riguardanti i limiti politici, intellettuali e di mandato applicabili al loro operato. 




Fino a poco tempo fa la Bank of Japan segnava il passo

La Federal Reserve, la Bce e la Bank of England hanno fatto ciò che andava fatto, ciascuna a proprio modo. Le loro azioni sono state determinanti per il miglioramento della crescita globale osservato a partire dall'estate scorsa. Fino a poco tempo fa la Bank of Japan (BoJ) era rimasta indietro, mantenendo la sua funzione di reazione sostanzialmente invariata rispetto all'operato degli anni Novanta, ma in uno sforzo risoluto per vincere finalmente la deflazione la banca centrale giapponese ha superato di un ampio margine gli altri paesi del G4.




L'inizio di una massiccia espansione monetaria

In occasione del suo primo meeting di politica monetaria, il nuovo Governatore Kuroda è entrato nel pieno possesso delle sue funzioni impegnandosi a realizzare una massiccia espansione monetaria nei prossimi due anni. In tal modo le dimensioni del bilancio della BoJ raddoppieranno, passando dall'attuale 30% al 60% circa del Pil a fine 2014. In confronto, ipotizzando che l'allentamento quantitativo (QE3) prosegua al ritmo attuale fino alla fine di quest'anno, la Federal Reserve avrà ampliato il proprio bilancio dal 5% del Pil nel 2008 a circa il 20% a fine 2013. La banca centrale giapponese ha inoltre allungato la scadenza media dei bond acquistati da meno di 3 anni a 7 anni e assunto alcune decisioni di minore importanza, tra le quali un lieve incremento degli acquisti di asset rischiosi.




Non solo parole, ma anche fatti

Per le banche centrali, parlare può essere a volte importante quanto agire. Kuroda senza dubbio ha voluto essere certo che le sue parole e le sue azioni si rafforzassero a vicenda per ottenere il massimo impatto. Il nuovo governatore ha rotto i ponti con le politiche del suo predecessore (Shirakawa), affermando che il Giappone non può sfuggire alla deflazione "con l'approccio incrementale adottato finora". Inoltre, si è detto fiducioso che "tutte le misure di politica monetaria necessarie per raggiungere un'inflazione del 2% nel giro di due anni siano ora in atto". Quest'ultima dichiarazione non potrebbe essere più lontana dal precedente pensiero disfattista della Bank of Japan, che considerava la deflazione un fenomeno distintivo del lato dell'offerta, da risolvere attraverso riforme strutturali. Infine, Kuroda ha inoltre rivelato l'intenzione della banca centrale di accelerare il ritmo di allentamento se l'attuale politica non dovesse sortire gli effetti desiderati.




Abbiamo assunto una visione più positiva sui titoli azionari giapponesi 

Attualmente non abbiamo affatto intenzione di cambiare la nostra view positiva sul Giappone. Il governo Abe sta ottenendo i primi risultati e riteniamo che saranno annunciate ulteriori riforme strutturali dopo le elezioni alla Camera alta di luglio, che con ogni probabilità porteranno a una vittoria dell'LDP in grado di consolidare il potere politico del governo Abe. In questo scenario, ci aspettiamo inoltre una forte crescita degli utili (superiore al 40%) per l'anno in corso (10 volte il livello di crescita atteso per le società europee). Sulla base di tali dati, il rapporto prezzo/utili forward per il 2013 scende a 12,6, mentre il premio al rischio azionario sui titoli giapponesi rimane saldamente fermo al 6,6%. Per il mercato azionario giapponese potrebbe trattarsi della fase iniziale di un trend rialzista pluriennale.