News Bund, l’asta di ieri è una scommessa sulla soluzione della crisi del debito?

Bund, l’asta di ieri è una scommessa sulla soluzione della crisi del debito?

Pubblicato 20 Ottobre 2011 Aggiornato 19 Luglio 2022 16:47
L'asta di ieri sul bund decennale tedesco, per un valore di 5 miliardi di euro, si è conclusa con una copertura solo parziale dell'offerta e rendimenti richiesti in rialzo.

La domanda è stata di 4,55 miliardi di euro, il rendimento medio si è attestato al 2,09%, in salita rispetto all'1,81% dell'asta del 21 settembre. Un movimento al rialzo che sul mercato secondario è proseguito fino a toccare il 2,12 per cento.

Non è in realtà una situazione nuova. Settimana scorsa il rendimento del decennale tedesco si è mantenuto quasi costantemente sopra la soglia del 2 per cento. Sono livelli che mancano da inizio settembre.

L'asta è coincisa con l'improvviso vertice all'Eurotower tra Sarkozy, Merkel, il numero uno del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde, il presidente uscente della Bce Jean-Claude Trichet e quello entrante Mario Draghi.

Un vertice che ha riguardato in primo luogo le spaccature tra Francia e Germania sulle soluzioni da adottare per risolvere la crisi del debito in Europa, come testimonia l'ammissione dello "stallo" da parte del premier francese prima di partire per Francoforte.

Una prima lettura del rialzo del rendimento del bund tedesco risiede quindi nel rischio che l'atteso vertice Ue del fine settimana non porti proposte e soluzioni concrete e che nemmeno al G20 che si terrà a Cannes a inizio novembre verrà presentata una soluzione decisiva.

Una seconda interpretazione del rialzo del rendimento dei bund e della scarsa domanda registrata in asta parte da una visione diametralmente opposta. La soluzione esiste. E' più o meno quella su cui si discute da qualche tempo.

Ricapitalizzazione del settore bancario, haircut del 50 per cento o più sui titoli del debito greco, utilizzo a leva del fondo Efsf o in funzione di "assicurazione" sul primo 20-25 per cento di valore nominale dei titoli di Stato di paesi in difficoltà.

Al di là dei tecnicismi della proposta e delle declinazioni che i differenti governi prediligono, il collegamento con l'aumento del rendimento del decennale tedesco e con la scarsa richiesta in asta avrebbe in questo caso a che fare con lo scenario che si avrebbe dopo il "salvataggio".

Onori e oneri ricadrebbero in gran parte sulle due nazioni maggiori, Francia e Germania. La solidarietà ha un costo che può essere espresso in termini di riallineamento dei rendimenti dell'area euro.

Al di là dei timori della Francia di perdere il suo status di nazione a tripla "A", l'edificio dell'euro reso più stabile porterebbe a una discesa dei rendimenti dei paesi periferici salvati e a una salita di quelli dei paesi-core salvatori. Ci si muoverebbe in sostanza verso un ipotetico valor medio.

Di più, si potrebbe aggiungere come chiosa a questa seconda ipotesi, la scelta di una posizione attendista degli investitori. La scommessa sarebbe per un esito positivo dei prossimi vertici.

E' la stessa scommessa che hanno fatto i mercati azionari nelle scorse settimane. Meglio conservare munizioni per investire a rendimenti mediamente più alti in un Eurozona resa più salda dalla per ora chimerica soluzione.

Dopo il vertice di ieri, oggi i mercati azionari hanno aperto in forte ribasso mentre l'euro si mantiene debole nei pressi di 1,37 contro il dollaro. Rimane ancora molta incertezza su quale sarà l'esito degli incontri che inizieranno domani a Parigi ed è comprensibile la volontà di cautelarsi portando a casa gli ultimi guadagni.

Sul mercato obbligazionario da monitorare le aste di titoli di Stato di Francia e Spagna. Lo spread tra bund e Btp è tornato ad ampliarsi oltre i 390 punti base con un rendimento richiesto del 5,952% per il titolo di Stato italiano.

Alessandro Piu
Ufficio Studi Brown Editore