Commodity della settimana: uranio, tra spinta del nucleare e tensioni geopolitiche

Fonte immagine: iStock
Si scrive uranio, si legge nucleare. Il mercato di questa commodity continua ad essere al centro dell’attenzione e sulla bocca della critica, spinto da una crescente domanda di energia nucleare e da un contesto geopolitico in evoluzione. Sebbene il rally dei prezzi si sia temporaneamente arrestato nel corso del 2024, gli investimenti nei reattori di nuova generazione e le politiche energetiche favorevoli al nucleare suggeriscono una prospettiva di lungo periodo positiva. In uno scenario di rinnovato interesse anche il prezzo del future potrebbe essere rivesto in direzione rialzista, di seguito il commento al grafico.
Il ritorno dell’energia nucleare spinge la domanda
In un contesto economico caratterizzato principalmente da temi legati all’impiego dell’energia nucleare, il mercato dell’uranio torna a farsi spazio. Negli ultimi anni, infatti, l’energia nucleare ha recuperato terreno nel dibattito energetico globale, con i governi di tutto il mondo che hanno destinato ingenti risorse alla costruzione di nuovi reattori e all’aggiornamento di impianti esistenti. L’obiettivo di fondo rimane quello di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e garantire un approvvigionamento stabile di energia.
A tal proposito, il report di Global X evidenzia come la necessità di indipendenza energetica e l’evoluzione tecnologica abbiano permesso ad Europa ed Usa di riprendere gli investimenti verso questo settore. In particolare, negli Stati Uniti le autorità regolatorie stanno accelerando le procedure di approvazione per nuovi impianti, con particolare attenzione agli SMR (Small Modular Reactors), reattori di piccole dimensioni progettati per essere più sicuri ed efficienti. Sul fronte europeo invece le principali notizie riguardano la Francia che ha recentemente connesso alla rete il primo nuovo reattore degli ultimi 25 anni, mentre la Polonia ha avviato progetti per la costruzione della sua prima centrale nucleare con investimenti superiori ai $ 14 miliardi. Dello stesso avviso anche in Asia giungono notizie di rinnovati impegni di investimento sul settore, con il Giappone che ha posto l’obiettivo di coprire con il nucleare il 20% del fabbisogno energetico nazionale entro il 2040, e l’India che prevede di triplicare la propria capacità nucleare entro il 2032. Fase di mercato che potrebbe quindi vedere un risveglio da parte degli acquirenti con potenziale crescita delle pressioni in acquisto sul mercato dell’uranio.
Se da un lato la domanda è in crescita, dall’altro l’offerta di uranio rimane soggetta a numerose incertezze. Il mercato è stato recentemente scosso da problematiche legate alla sicurezza delle forniture e dalle decisioni politiche di alcuni paesi chiave. Tra le sanzioni che hanno colpito la Russia, le difficoltà logistiche ed il blocco di alcuni progetti mineri in Kazakistan e le politiche economiche protezionistiche attuate da Donald Trump verso il Canada, altro attore chiave del settore, anche sul fronte dell’offerta le pressioni non mancano.
L’industria dell’uranio sembra destinata a rimanere un settore strategico per i prossimi anni con il che 2025 potrebbe quindi rivelarsi un anno cruciale per il mercato dell’uranio, con dinamiche che dipenderanno non solo dalla domanda di energia nucleare, ma anche dall’evoluzione dello scenario politico ed economico globale.
Punto tecnico sul grafico dell’ETF Global X Uranium
Continua sulle montagne russe questo avvio di 2025 per l’ETF di Global X sull’uranio (che investe in aziende coinvolte nell’estrazione, produzione e trasformazione dell’uranio, offrendo un quadro dell’andamento del settore) quotato al NYSE Arca, in scia ad un 2024 che si è concluso registrando un complessivo -3% circa ma segnato da elevata volatilità. Una performance che al momento risulta positiva con un temporaneo +6,7% da inizio anno, ma le cui premesse macroeconomiche lasciano intendere ulteriori potenziali sprint nel corso dell’anno.
Per non farsi mancare nulla, se le prospettive dell’economia reale suggeriscono un’annata di forti rialzi non si può affermare con lo stesso grado di probabilità uno scenario analogo anche dal punto di vista grafico. Sebbene la performance registra un risultato positivo da inizio anno e l’ETF goda di una trendline (in azzurro) di lungo e breve periodo ad inclinazione positiva, c’è stato un recente approccio a quest’ultima in concomitanza del livello di supporto in area $ 27,50. Il movimento ribassista arriva a seguito della configurazione di un doppio massimo, pattern di inversione, che non ha ancora avuto modo di raggiungere il target price proiettato in area $ 24,50. Ciò nonostante, salvo ribassi improvvisi, lo scenario più probabile sconsiglia un ulteriore tentativo di uscita ribassista del prezzo al di sotto dei livelli chiave, pertanto questo obiettivo di prezzo è momentaneamente da lasciare stand-by.
La fase attuale potrebbe piuttosto configurarsi come un movimento di accumulazione prima di riprendere il trend che ha caratterizzato l’andamento dai minimi relativi del periodo estivo dello scorso anno. Segnali a conferma di questo sono da ritrovarsi all’interno del grafico del l’RSI a 14 periodi, il quale sembra essere ben sostenuto dai supporti dinamico (in verde) e statico (in viola). Un potenziale movimento rialzista sul grafico dei prezzi potrebbe svilupparsi qualora anche la resistenza statica (in viola) e quella dinamica (in verde) venissero rotte dall’oscillatore.
Occhi puntati sui livelli chiave per una commodity che nel prossimo futuro è destinata a far parlare molto di sé.