Zona euro: studio Ifo-Insee-Istat, attesa moderata ripresa dell’attività nel 2014
Come previsto a inizio ottobre, il Prodotto interno lordo (Pil) nella zona euro è cresciuto di un modesto 0,1% nel penultimo trimestre del 2013 a causa del rallentamento della domanda mondiale. Ci si attende che, nell'orizzonte di previsione, l'attività economica acceleri moderatamente (0,2% nel quarto trimestre 2013 e nel primo trimestre del nuovo anno, 0,3% in nel secondo trimestre 2014) con un graduale ribilanciamento tra domanda interna ed esportazioni nette. Una tendenza messa in luce nell'ultimo studio congiunto "Euro-zone economic outlook" di Istat, Ifo e Insee (istituti di ricerca di Italia, Germania e Francia). "Tuttavia l'orientamento ancora restrittivo della politica fiscale in molti Stati membri - si legge nel rapporto - le condizioni stagnanti del mercato del lavoro e la conseguente bassa dinamica del reddito disponibile determineranno una persistente debolezza dei consumi delle famiglie". Si prevede, invece, che gli investimenti privati accelerino gradualmente per effetto della ripresa dell'attività economica e della necessità di ricostituire la capacità produttiva dopo una fase di riduzione prolungata. Nell'ipotesi che il prezzo del petrolio si stabilizzi al livello di 110 dollari al barile e che il tasso di cambio dollaro/euro fluttui attorno a 1,36, ci si attende che l'inflazione resti ben al di sotto del target del 2%.
"Uno scenario di maggiore crescita economica potrebbe manifestarsi in caso di aumento superiore alle attese degli investimenti privati dovuto al miglioramento delle condizioni di accesso al credito - affermano Istat, Ifo e Insee - La stagnazione dei consumi privati a causa della debolezza del mercato del lavoro e un rallentamento della domanda delle economie emergenti costituiscono i principali rischi al ribasso delle previsioni".
"Uno scenario di maggiore crescita economica potrebbe manifestarsi in caso di aumento superiore alle attese degli investimenti privati dovuto al miglioramento delle condizioni di accesso al credito - affermano Istat, Ifo e Insee - La stagnazione dei consumi privati a causa della debolezza del mercato del lavoro e un rallentamento della domanda delle economie emergenti costituiscono i principali rischi al ribasso delle previsioni".