Yahoo respinge l’offerta di Microsoft
Yahoo ha respinto ufficialmente l’offerta da 44,6 miliardi di dollari presentata da Microsoft, considerata non pienamente rispettosa del valore della società. Yahoo ha anche fatto sapere che continuerà a valutare tutte le opzioni strategiche.
Già nel fine settimana erano circolate indiscrezioni in questo senso sul Wall Street Journal. Secondo il quotidiano i vertici della dot com americana chiederebbero almeno 12 miliardi in più rispetto a quanto offerto dal colosso fondato da Bill Gates. A oggi Microsoft è pronta a sborsare 31 dollari per azione, ossia un premio del 62% rispetto alla chiusura del 31 gennaio. Secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano economico a stelle e strisce, il big di internet guidato da Jerry Yang avrebbe anche inviato una lettera a Microsoft per mettere in chiaro in maniera ufficiale la sua ritrosia verso le avance fatte a inizio febbraio.
A rispolverare altre ipotesi è stato anche il Times di Londra. Il quotidiano cita infatti anche la possibilità che Yahoo possa decidere di rimettere in marcia il processo di fusione con Aol per rendere più difficile una scalata da parte di Microsoft. Secondo il Times sarebbe stato cercato anche un legame con Google e Disney.
Il baillame di voci che si sono rincorse nel fine settimana in seguito alla pubblicazione del possibile rifiuto da parte di Yahoo! sono molte e confuse. Da un lato, si parla di una nuova offerta da Microsoft, che andrebbe ad ammorbidire la posizione ostile di Yahoo!. Dall’altro lato, il colosso di Redmond potrebbe passare alle maniere forti e di conseguenza proporre l’offerta direttamente agli azionisti, lanciando così una scalata ostile.
Intanto, l’unico ad essersi fatto avanti in questo momento per prendere le difese della compagnia statunitense è Google. Sempre secondo il Wall Street Journal, il re dei motori di ricerca sarebbe pronto a tendere la mano a Yahoo!, fornendogli i loro servizi per il piazzamento della pubblicità nelle ricerche in Internet. Una mossa che gli garantirebbe maggiori utili e il rilancio del titolo al Nasdaq.