Il voto greco fa bene a Borse e spread. Piazza Affari penalizzata dall’effetto dividendi
L’esito delle elezioni in Grecia riporta la voglia di attività rischiose sui mercati finanziari. Le buone probabilità che ad Atene si riesca a dare vita a un governo pro-euro spingono soprattutto la divisa unica e le commodity, mentre calano gli spread di tutti i Paesi periferici, con il differenziale Btp/Bund sceso a 435 punti base. Toniche anche le Borse europee, con la parziale eccezione di Milano, dove però la componente dividendi pesa sull’indice Ftse Mib per l’1,2 per cento. Staccano infatti la cedola alcuni “pesi massimi” come Intesa Sanpaolo, Terna ed Enel.
L’indice Ftse Mib guadagna lo 0,30% a 13.430 punti contro un +1% del Dax tedesco e del Cac40 francese (rispettivamente a 6.291 e 3.118 punti).
A Milano i rialzi sono distribuiti trasversalmente tra i diversi settori. Si comportano bene i bancari, con Intesa Sanpaolo in progresso del 3,57% a 1,045 euro e Unicredit che segna un +2,64% a 2,648 euro), ma tra i top performer spiccano anche alcuni titoli industriali: Finmeccanica (+3,54% a 3,042 euro), Stmicroelectronics (+2,58% a 4,222 euro) e Prysmian (+2,04% a 11,52 euro). Un solo titolo dell’indice principale è in territorio negativo: Mediolanum, che cede lo 0,80% a 2,478 euro.
Nella notte l’euro è salito ai massimi a un mese sopra quota 1,27 dollari (massimo a 1,2747) per poi attestarsi su tale livello in apertura dei mercati europei.
Tra le commodity, generalmente ben impostate dopo il voto greco, l’unica che cede terreno in maniera sensibile è l’oro, in area 1.618 euro, mentre il petrolio WTI si mantiene in area 85 dollari per barile.