Verso la New China, gli investitori puntano forte sul Dragone
Pechino non intende rallentare, anzi. Dopo una prima metà dell’anno in cui la crescita ha sorpreso in positivo (+6,9% annuo rispetto al 6,5% di target del governo), si attendono per il 19 ottobre i responsi sul terzo trimestre (consensus +6,4% a/a) e la banca centrale cinese crede nella possibilità di un’accelerazione ulteriore nella seconda parte dell’anno con Pil visto salire anche fino a +7%.
Riscontri positivi che hanno contribuito ad alimentare gli acquisti sull’equity cinese. Da inizio anno l’Hang Seng segna un balzo di oltre il 30%. Neanche il downgrade sulla Cina arrivato il mese scorso da Standard & Poor’s, motivato dal galoppante aumento del debito, ha fermato l’equity cinese. “La crescita economica cinese e l’outlook sugli utili societari appaiono solidi nel breve termine” rimarca Richard Turnill, Global Chief Investment Strategist di BlackRock, che mantiene una view positiva sulla Cina così come su India e area del Sudest asiatico.
L’Hang Seng è l’indice principale delle azioni quotate alla Borsa di Hong Kong composto da 50 titoli la cui capitalizzazione combinata equivale a circa il 60% di tutti i titoli quotati alla Borsa di Hong Kong. Per l’investitore europeo che ha puntato sull’indice Hang Seng o su altri indici cinesi il ritorno risulta inferiore complice l’effetto valuta. Tra gli ETF quotati in Italia legati a tale indice spicca il Lyxor Ucits ETF China Enterprise (HSCEI), con un TER dello 0,65%, che segna un +11% da inizio anno (+3,17% nell’ultimo mese).
Tra gli altri principali ETF legati ad altri indici cinesi spiccano quelli legati all’MSCI China, che nelle scorse settimane ha chiuso il tradizionale gap in termini di multipli rispetto allo Shanghai Composite Index. L’Amundi Msci China Ucits ETF si rifà a tale indice e presenta un TER dello 0,55%. Invece l’iShares China Large Cap Ucits ETF (TER dello 0,74%) è composto da 25 delle società a maggiore capitalizzazione quotate alla Borsa di Hong Kong, Shanghai e Shenzhen. C’è infine l’opzione delle A shares, ossia quelle quotate sulle Borse di Shanghai e Shenzhen in Renminbi e rappresentano il segmento di azioni cinesi più ampio. Per andare su questa tipologia di azioni ci sono l’ETFS-E Fund MSCI China A GO UCITS ETF, il Lyxor Fortune SG Ucits ETF MSCI China A (DR) o il CSOP Source FTSE China A50 UCITS ETF.
Focus sul 19° Congresso del Pcc
Il 19° Congresso del Partito comunista cinese (Pcc) è chiamato a definire la nuova leadership e i progetti strategici primari per lo sviluppo del gigante asiatico nei prossimi cinque anni. Gli osservatori e gli strategist sono concordi nel ritenere che questo Congresso supporterà il processo di transizione con cui l’economia nazionale intende arrivare alla “New China”, ossia alto livello di consumi, una crescita del settore dei servizi e della produttività basata sull’innovazione. Solitamente nell’anno successivo al Congresso l’attività economica di tipo tradizionale – soprattutto in termini di investimenti e di crescita del credito – tende ad aumentare. Ora però i leader si trovano a fronteggiare un contesto di eccesso di debito accumulato delle imprese a controllo statale e secondo Emil Wolter, gestore del fondo Comgest Growth Emerging Markets sarebbe invece preferibile una crescita del Pil più bassa e “auto-sostenuta” rispetto a una più alta in termini numerici ma “amministrata” e spinta da investimenti di qualità inferiore.
“È ampiamente riconosciuto che la Cina ha un problema di indebitamento”, concorda Nitesh Shah, Commodity Strategist per ETF Securities che però sottolinea come la Cina presenti anche capacità uniche di mitigazione “che possono aiutarla a gestire una ricaduta disordinata del mercato del credito”. Tra queste “l’elevato tasso di risparmio delle famiglie, l’eccedenza delle partite correnti, debiti esteri moderati, massicce riserve valutarie, tassi d’interesse nettamente superiori a zero e una banca centrale competente, abituata ad immettere liquidità e ad utilizzare misure quantitative”.