Valute rifugio in evidenza, segno meno per aussie e kiwi

Dollaro perde terreno contro franco e yen. Segno meno per il biglietto verde contro le due valute rifugio per eccellenza in scia dell’indebolimento delle piazze finanziarie e delle indicazioni macroeconomiche arrivate poco fa dagli Stati Uniti. Sotto le stime sia la stima flash relativa l’andamento del manifatturiero, scesa ad aprile da 55,5 a 55,4 punti, e sia il dato relativo le vendite di case nuove che a marzo si sono attestate a 384 mila unità, dalle 449 mila del mese precedente.
In questo contesto il cambio tra il biglietto verde e la divisa elvetica è sceso fino a 88,06 centesimi di dollaro mentre l’incrocio con la moneta nipponica ha toccato un minimo a 102,16. Poco mosso a 1,6791 invece il cable, il cambio tra la sterlina e il greenback, nel giorno della pubblicazione delle minute dell’ultima riunione della banca centrale inglese.
Nel meeting di aprile la Bank of England ha confermato all’unanimità il costo del denaro allo 0,5% e il piano di acquisto asset in quota 375 miliardi di sterline e dai verbali è emerso come all’interno del board si stia rafforzando la fiducia sull’andamento dell’economia d’Oltremanica.
Seconda seduta consecutiva di guadagni invece per l’eurodollaro che capitalizza le indicazioni arrivate dagli indici relativi il sentiment dei direttori degli acquisti: nel caso del manifatturiero il Pmi è salito da 53 a 53,3 punti mentre nel comparto servizi il dato nel mese corrente ha messo a segno una crescita da 52,2 a 53,1 punti (massimo degli ultimi 34 mesi).
A oltre un’ora dall’inizio delle contrattazioni a Wall Street per acquistare un euro sono necessari 1,3833 dollari, un quarto di punto percentuale in più rispetto al dato precedente. “L’eventuale superamento dei massimi della scorsa ottava a 1,3865 -rileva Filippo Diodovich di IG- sarebbe da interpretare come un segnale positivo in grado di aumentare le pressioni di crescita e aprire le porte per un allungo in direzione degli obiettivi situati a 1,3906 e 1,3967”.
Chiudiamo con le commodity currencies. Il dollaro australiano (aussie, -1% a 92,721 centesimi di dollaro) paga pegno alle indicazioni arrivate dai prezzi al consumo, saliti nei primi tre mesi dell’anno dello 0,6% congiunturale, 20 punti base in meno rispetto al risultato precedente e alle stime, mentre in attesa del meeting della banca centrale (che dovrebbe incrementare il costo del denaro dello 0,25% al 3%) il “cugino” neozelandese (kiwi) vede il cross con il biglietto verde scendere a 85,714.