Notizie Valute e materie prime Valute: dollaro USA in rally no stop per 3 motivi. E le emergenti?

Valute: dollaro USA in rally no stop per 3 motivi. E le emergenti?

30 Agosto 2022 16:31

Le conseguenze di iperinflazione, guerra in Ucraina, crisi energetica, tensioni sullo stretto di Taiwan e timori di una recessione non stanno risparmiando nemmeno gli Stati Uniti. Eppure lo US Dollar Index, che misura il valore del dollaro statunitense in relazione a un paniere di valute straniere, ha appena segnato il suo terzo massimo storico, attestandosi a 109,478. Questo dato appare ancor più sorprendente dopo le parole da falco del Presidente della Fed Jerome Powell della scorsa settimana. Viene dunque naturale chiedersi quali siano i motivi dietro questo rally che dura da inizio anno, soprattutto per capire quanto durerà.

Dollaro USA: 3 motivi per spiegarne la forza

Secondo Jens Søndergaard, Analista Valutario di Capital Group, il primo motivo è sicuramente da ricercare nella debolezza delle valute a cui è confrontato. Sia l’euro che lo yen giapponese ad esempio sono scambiati ai minimi da molti anni (2001 per l’euro e 1998 per lo yen) e l’euro ha recentemente toccato la parità con il dollaro americano con un tasso di cambio di 1 a 1 per la prima volta dal 2002. Lo yen invece si è mosso quasi perfettamente in tandem con il rendimento del Treasury decennale USA. Quando i rendimenti del Tesoro sono aumentati, lo yen si è indebolito, offrendo un esempio da manuale di divergenza monetaria: da una parte la Fed che sta stringendo i tempi e dall’altra la Bank of Japan (BoJ) che rimane fedele alla sua politica di tassi d’interesse a zero.

Il secondo motivo è che l’economia americana rimane più forte e sana rispetto alle altre economie principali e la linea aggressiva di politica monetaria da parte della Fed per contrastare l’iperinflazione è una panacea necessaria. Nel resto del mondo, la crescita è debole, l’inflazione è trainata principalmente dai prezzi dell’energia, i salari reali sono fortemente compressi e le banche centrali si vedono costrette ad effettuare rialzi dei tassi sulla base di metriche distorte.

La terza ragione è da ricondurre al ruolo di bene rifugio della divisa americana: in caso si concretizzassero i timori di recessione, il dollaro, come accaduto in passato, sarà porto sicuro preferito dagli investitori.

Dollaro USA: in rally per altri 6 mesi almeno

Alla luce di questi fattori, la view dell’analista di Capital Group è la seguente:

Crediamo che il dollaro possa continuare la sua ascesa per almeno altri sei mesi. Prevediamo che i prossimi sei mesi saranno molto movimentati in termini di volatilità dei mercati, soprattutto a causa dei timori di recessione. Sebbene il dollaro sia sopravvalutato in base ai vari parametri che seguiamo, non vediamo un catalizzatore per un calo nel breve periodo. Anzi, prevediamo che il dollaro rimarrà forte fino a quando non vedremo segnali di stabilizzazione della crescita globale e indicazioni di un picco dell’inflazione in tutto il mondo”.

Le prospettive delle valute emergenti per i prossimi mesi

Guardando alle altre valute, a parere degli esperti di Capital Group tutte le valute dei mercati emergenti sono particolarmente convenienti in base al quadro di valutazione di lungo periodo dell’asset manager.

Nel complesso, le valute asiatiche appaiono più interessanti di quelle dell’America Latina. I fondamentali dell’Asia sono migliori in termini di avanzo delle partite correnti, migliori prospettive di crescita e tassi di inflazione più bassi. Le valute dell’America Latina invece hanno sì beneficiato di una forte domanda di materie prime ma, se la crescita globale dovesse peggiorare nei prossimi sei-nove mesi, le valute procicliche, che beneficiano di una ripresa economica, potrebbero essere penalizzate. Oltre all’instabilità politica, l’America Latina si trova inoltre ad affrontare problemi strutturali di più lungo periodo, come la deglobalizzazione, la rilocalizzazione delle catene di approvvigionamento e il cambiamento climatico”, precisa Søndergaard.

In particolare, il renminbi cinese si è dimostrato resistente nei confronti del dollaro, grazie al suo rapporto di cambio fisso, e potrebbe rafforzarsi ulteriormente qualora la Cina allenti la sua politica di “zero-COVID dinamico”, immetta più stimoli fiscali nella propria economia e la crescita economica riprenda dopo il rallentamento del secondo trimestre.

Il real brasiliano, il peso cileno e il peso colombiano sono invece stati svenduti sulla scia dei rischi di recessione, che hanno fatto crollare i prezzi del rame, del petrolio e dei metalli industriali.