Utile record dal 2008 fa gioire Intesa Sanpaolo, Messina non vede impatti su banca da intervento Fitd su Carige

Intesa Sanpaolo riesce a sfornare utili ben oltre le attese e portandosi avanti per centrare l’obiettivo che si è posto per quest’anno, ossia fare meglio rispetto al 2018 quando chiuse il bilancio con un utile di poco superiore ai 4 miliardi di euro. L’utile netto del secondo trimestre risulta in crescita a 1.216 milioni di euro, +15,8% rispetto a 1.050 milioni nel primo trimestre 2019 e +31% rispetto a 927 milioni del secondo trimestre 2018. Il consensus Bloomberg era fermo a 908 mln di euro.
Reazione moderata del titolo Intesa che subito dopo i conti si è spinto fino a +1% per poi rallentare.
Miglior semestre dal 2008, le parole di Messina
L’utile netto dei primi sei mesi dell’anno, pari a 2,3 miliardi di euro: è il miglior risultato dal 2008. “Escludendo gli oneri relativi ai contributi versati a supporto del sistema bancario, l’utile netto si attesta a 2,5 miliardi di euro”, rimarca il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a commento dei conti del secondo trimestre 2019. “Confermiamo, allo stesso tempo, un pay out ratio dell’80% e siamo pertanto in linea con l’impegno di premiare i nostri azionisti con un significativo dividendo”, argomenta Messina, che aggiunge: “Siamo stati capaci di rafforzare ulteriormente il nostro bilancio: dopo 15 trimestri consecutivi di calo dal picco del 2015, lo stock dei crediti deteriorati è stato ridotto di 33 miliardi, al livello più basso dal 2009. Abbiamo raggiunto questo significativo obiettivo senza alcun costo per i nostri azionisti. Nei primi sei mesi abbiamo registrato il più basso flusso di crediti deteriorati del 1° semestre di sempre, grazie alla nostra capacità di gestire in maniera proattiva i crediti e grazie alla qualità delle nostre aziende clienti, attualmente molto più solide e profittevoli rispetto a quanto non fossero prima della crisi del 2008”.
Nella conferenze call con gli analisti Messina si è soffermato su più punti, indicando l’emergere di “alcuni miglioramenti” nel contesto di mercato nel corso dei mesi di giugno e luglio. Una battuta anche sulla questione Carige, il banchiere ritiene che l’intervento del Fitd per salvare la banca genovese non avrà alcun impatto sui conti.
Gli altri riscontri del II trimestre
Gli interessi netti sono pari a 1.761 milioni di euro, in aumento dello 0,3% rispetto ai 1.756 milioni del primo trimestre 2019 e in diminuzione del 4,2% rispetto ai 1.838 milioni del secondo trimestre 2018. Il consensus era 1,77 mld. Le commissioni nette sono pari a 1.989 milioni di euro, in crescita del 5,5% rispetto ai 1.886
milioni del primo trimestre 2019. I proventi operativi netti sono pari a 4.677 milioni di euro, in crescita del 6,6% rispetto ai 4.389 milioni del primo trimestre 2019 e dell’ 1,5% rispetto ai 4.607 milioni del secondo trimestre 2018. leattese erano ferme a 4,3 mld.
I costi operativi ammontano a 2.266 milioni di euro, in aumento del 2,8% rispetto ai 2.204 milioni del primo trimestre 2019, a seguito di una crescita del 2,2% per le spese del personale e del 7% per le spese amministrative e di una diminuzione del 3,1% per gli ammortamenti; il cost/income si attesta al 49,3% nel primo semestre 2019, tra i migliori nell’ambito delle maggiori banche europee, rimarca la banca. Le rettifiche di valore nette su crediti sono pari a 554 milioni di euro, rispetto ai 369 milioni del primo trimestre 2019 e ai 694 milioni del secondo trimestre 2018. Il costo del rischio del primo semestre 2019 annualizzato sceso a 47 centesimi di punto, rispetto ai 61 dell’intero 2018.
Dividend payout pari all’80%
Il Gruppo Intesa Sanpaolo conferma quindi per il 2019 l’attesa di un aumento del risultato netto rispetto al 2018, conseguente a una crescita dei ricavi, una continua riduzione dei costi operativi e un calo del costo del rischio. La politica di dividendi per l’esercizio 2019 prevede la distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un payout ratio pari all’80% del risultato netto.
Accordo con Prelios sugli UTP
Sempre oggi Intesa Sanpaolo e Prelios hanno firmato un accordo vincolante per costituire una partnership strategica sui crediti classificati come inadempienze probabili, ossia gli Utp (unlikely to pay). L’accordo prevede due operazioni: la cessione e cartolarizzazione di un portafoglio di crediti Utp del segmento Corporate e Pmi del gruppo Intesa Sanpaolo pari a circa 3 miliardi di euro al lordo delle rettifiche di valore, a un prezzo pari a circa 2 miliardi di euro, in linea con il valore di carico; e un contratto di durata decennale per il servicing di crediti Utp del segmento Corporate e Pmi del Gruppo Intesa Sanpaolo da parte di Prelios, con un portafoglio iniziale pari a circa 6,7 miliardi al lordo delle rettifiche di valore, “a condizioni di mercato e con una struttura commissionale costituita in larga prevalenza da una componente variabile volta anche a massimizzare i rientri in bonis”, si legge nella nota.
Tenendo conto della vendita dei 3 miliardi, con riferimento ai dati a fine giugno 2019, l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi si riduce dall’ 8,4% al 7,7% al lordo delle rettifiche di valore e dal 4,1% al 3,6% al netto. Nei primi 18 mesi del piano di impresa 2018-2021 di Intesa Sanpaolo si realizzerebbe già circa l’80% dell’obiettivo di riduzione dei crediti deteriorati previsto per l’intero quadriennio, senza oneri straordinari per gli azionisti.
Nel comunicato si precisa, infine, che “tali operazioni, il cui perfezionamento è subordinato all’ottenimento delle autorizzazioni da parte delle autorità competenti, vengono effettuate nel rispetto degli obiettivi e delle previsioni di natura economica e patrimoniale del gruppo già resi noti al mercato per l’esercizio 2019 e per il piano di impresa 2018-2021 e non influenzano la partnership strategica con Intrum”.