Università: Italia sotto la media europea per numero laureati, pesa divario economico

Dal 2003 al 2014 le iscrizioni all'università in Italia si sono ridotte di oltre il 21% e il numero dei diplomati che proseguono gli studi è sensibilmente più basso che nel resto dei Paesi sviluppati: meno di 50 su 100, rispetto a 55 in Germania e Spagna, 70 nel Regno Unito e 80 negli Stati Uniti. Nel 2013 la percentuale di laureati nella fascia 30-34 anni di età era pari al 22,5%, ben al di sotto della media dell'Unione europea, pari al 37,1%, e assai lontano dall'obiettivo del 40% fissato da Europa 2020. Guardando invece alla popolazione attiva (25-64 anni), i laureati erano pari al 16,3% in Italia, a fronte del 28,5% in Germania, del 32,1% in Francia e del 41,9% nel Regno Unito. Questi i numeri snocciolati oggi dal rettore dell'università Luigi Bocconi, Andrea Sironi, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2015/2016.
Una delle cause è data dalle condizioni economiche. In Italia, ha ricordato Sironi, solo il 12,5% dei giovani appartenenti ai ceti meno abbienti raggiunge la laurea, contro più del 40% dei giovani del ceto medio, e sia le scelte di formazione sia la probabilità di abbandono degli studi sono significativamente correlate con la situazione economica della famiglia, mentre in altri Paesi il fattore condizionante sembra essere il livello di istruzione dei genitori. Alla luce di questa situazione l'ateneo milanese ha deciso di aumentare i propri investimenti per borse di studio e agevolazioni dagli attuali 25 milioni di euro l'anno a 30 milioni entro il 2020.
Una delle cause è data dalle condizioni economiche. In Italia, ha ricordato Sironi, solo il 12,5% dei giovani appartenenti ai ceti meno abbienti raggiunge la laurea, contro più del 40% dei giovani del ceto medio, e sia le scelte di formazione sia la probabilità di abbandono degli studi sono significativamente correlate con la situazione economica della famiglia, mentre in altri Paesi il fattore condizionante sembra essere il livello di istruzione dei genitori. Alla luce di questa situazione l'ateneo milanese ha deciso di aumentare i propri investimenti per borse di studio e agevolazioni dagli attuali 25 milioni di euro l'anno a 30 milioni entro il 2020.