Notizie Notizie Mondo Ue a due velocità: Il problema più grande dell’Eurozona? La Germania

Ue a due velocità: Il problema più grande dell’Eurozona? La Germania

21 Giugno 2016 08:41
Perché l’Eurozona sta recuperando terreno con grande ritardo rispetto alle altre economie principali? E’ la domanda che si è posto in un report Stefan Isaacs, Deputy Head del team Retail Fixed Interest di M&G Investments. “Ritengo che la Bce avrebbe dovuto attuare maggiori stimoli monetari per sostenere l’economia dell’Eurozona e che avrebbe dovuto farlo prima per poter raggiungere il suo unico obiettivo, ovvero quello di stabilità dei prezzi“, è la risposta di Isaacs. Secondo lo strategist, la Bce sperava che gli Stati poco competitivi dell’Eurozona avrebbero perseguito riforme strutturali difficili per recuperare competitività sui mercati internazionali. Ma questa speranza è stata mal riposta. E’ vero infatti che le nazioni fortemente indebitate dell’Eurozona hanno attuato alcune misure, ma è chiaro che gli elevati tassi di disoccupazione, l’indebitamento crescente dei settori pubblico e privato, e una caduta dei consumi delle famiglie avrebbero dovuto essere la principale preoccupazione della Bce, che avrebbe avuto tutti gli strumenti monetari per assistere più tempestivamente l’economia dell’Eurozona in difficoltà. “Sembra che la Bce abbia costantemente e intenzionalmente gestito una politica monetaria restrittiva al fine di evitare rischi morali nei mercati finanziari. Ciò è successo a scapito del supporto all’economia reale e a scapito del raggiungimento del suo compito primario: un tasso di inflazione inferiore, ma prossimo, al 2%”, aggiunge Isaacs.
L’anomalia tedesca
Secondo Isaacs la Bce sarebbe stata svantaggiata fin dall’inizio. Un’unione valutaria di economie diverse, un’unione fiscale assente, è nel migliore dei casi un’unione fragile. “Alla base della fragilità dell’Eurozona si trova il surplus delle partite correnti della Germania, costantemente in crescita e spesso trascurato – spiega lo strategist – Tale surplus è attualmente pari a circa 9% del Pil. Ciò è in violazione della procedura per gli squilibri macroeconomici della Commissione europea, che limita i surplus al +6% del Pil“. Isaacs non è il solo a pensarla in questo modo. Anche Martin Wolf del Financial Times ha etichettato la Germania come “il problema più grande dell’Eurozona”. “Berlino ha ora la possibilità di prendere prestiti a rendimenti negativi o prossimi allo zero, tuttavia l’investimento pubblico in Germania è il secondo più basso dell’Ocse (pari all’1,5% del Pil), mentre l’investimento pubblico netto è negativo dal 2003 – spiega Isaacs – Come ho fatto notare in passato, l’Europa avrebbe bisogno di un pacchetto tedesco di stimoli fiscali, ma non lo avrà”. 
La depressione del sud Europa
In qualità di principale economia e creditore dell’Eurozona, la Germania è stata tra i principali fautori di un surplus di bilancio per l’Eurozona. Per poter ottenere fondi allo scopo di rimborsare livelli di debito elevati, Paesi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna e l’Irlanda hanno dovuto provare a portare i loro bilanci fiscali da posizioni di deficit a posizioni di avanzo. Per raggiungere tale obiettivo, i governi hanno dovuto attuare aspre misure di austerità, incoraggiando risparmi piuttosto che investimenti. Di conseguenza, mentre la Germania vanta bassi tassi di disoccupazione, salari in aumento, prezzi delle abitazioni in crescita e una valuta a buon mercato, le economie dell’Europa meridionale sono impantanate in stagnazione, recessione e depressione dell’economia. “Affrontare tali fragilità fondamentali costituisce il punto centrale della problematica per l’Eurozona. In ultima analisi, ciò richiederà ingenti trasferimenti fiscali da nord a sud, un’inflazione decisamente più elevata in Germania, o molti anni di disoccupazione di massa nelle economie più deboli d’Europa“, spiega lo strategist di M&G. A quasi dieci anni dall’inizio della crisi finanziaria del 2008, non sembra essere vicini a una vera soluzione. “Fino a quando i politici non saranno disposti, o più probabilmente costretti, a prendere alcune decisioni molto difficili, la Bce dovrà continuare a farsi carico del fardello e agire di fatto come agente fiscale per l’Eurozona. E le critiche alle sue azioni continueranno“, conclude Isaacs.