Tutti pronti per la svolta in Unicredit: il rush finale Ghizzoni-Nicastro non convince gli analisti
Appena nove giorni dopo l’uscita di Alessandro Profumo, arriva la svolta in piazza Cordusio. La casella mancante di amministratore delegato dovrebbe venire riempita nel pomeriggio, quando saranno sciolte le riserve che stanno accompagnando in queste ultime ore la corsa al trono di Unicredit. E’ una staffetta al fotofinish che vede scontrarsi Roberto Nicastro, deputy ceo alla guida delle attività retail, con Federico Ghizzoni, vice-ceo della banca di Piazza Cordusio con responsabilità per il Centro ed Est Europa.
Dopo il comitato nomine, sarà la volta del cda riunito a Varsasia sotto la presidenza di Dieter Rampl ad annunciare il nome del successore dell’era Profumo. Non sono attese svolte invece sul fronte governance al piano inferiore: probabilmente nelle prossime settimane verrà o verranno messe a fuoco le figure di direttore generale, con il coinvolgimento in questa scelta del nuovo ad. Sulla decisione dell’uomo che sostituirà Profumo gli animi, al di là della facciata, all’interno di Unicredit non sono tranquilli: “sono decisioni tutt’altro che scontate, il cda di oggi non sarà un appuntamento facile”, conferma una fonte finanziaria a Finanza.com.
Le Fondazioni sono spaccate: mentre la candidatura di Nicastro è caldeggiata dalla Fondazione Cariverona, quella di Ghizzoni è spinta da Fabrizio Palenzona e dal presidente Rampl. Per la maggior parte degli analisti contattati in un sondaggio da Finanza.com il nome di Ghizzoni è una vera sorpresa. “Si tratta di una scelta sottotono rispetto allo standing di Unicredit – dice un esperto di una banca internazionale – è una nomina voluta dalle Fondazioni che dopo il traumatico allontamento di Profumo non hanno in realtà nessuna idea di che avrebbe potuto fare di meglio di Profumo”.
“Ghizzoni non ha mai avuto cariche così importanti all’interno del gruppo, anche quando lavorava nell’Est Europa: era un membro del board, ma nulla di travolgente”, gli fa eco un secondo analista basato a Londra, che nota come Nicastro abbia invece acquisito all’interno della banca competenze più ampie di Ghizzoni in quanto prima di essere messo alla guida di tutto il retail di Unicredit come deputy ceo ha fatto esperienza nella nuova Europa, precedente proprio a quella di Ghizzoni.
Ghizzoni, attualmente capo della divisione europea orientale, che nel 2009 ha contribuito a una larga fetta degli utili della banca, ha una vocazione più europea che avrebbe giocato a suo favore nello spostare l’ago della bilancia sulla sua persona in queste ore. Secondo fonti finanziarie il suo nome sarebbe molto apprezzato dai soci tedeschi che “puntano su un uomo di conoscenze internazionali”. E non solo. “La scelta, se sarà confermata dal CdA di oggi, è molto sorprendente”, segnala Luca Comi di Centrosim. “Ghizzoni ha svolto la propria carriera tutta all’interno della banca e si è occupato negli ultimi anni dell’espansione al di fuori della Core Europe – aggiunge – . La candidatura di Ghizzoni ha probabilmente ricevuto un forte appoggio da parte degli azionisti italiani”.
Meno drastico un altro esperto di una casa d’investimento francese, secondo cui “la scelta interna di un ad in Unicredit è una strada percorribile, ma dovrebbe in realtà ricadere sul responsabile del corporate che è assente perché guardando il profilo di unicredit non c’è e considerato che l’asset quality dell’istituto era peggiorato soprattuto per il corporate in italia, sarebbe stata la migliore figura al posto di Profumo”.
“Le candidature di Nicastro e di Ghizzoni appaiono essere soluzioni friendly per le Fondazioni. Da qui non mi aspetto nè una aggressiva pulizia dei libri con provisions nè un aggressiva politica di ridimensionamento della struttura”, aggiunge. Per gli analisti di Equita sim, che su Unicredit confermano hold con target a 2,5 euro, Guizzoni è invece un manager molto solido. “Si tratterebbe di un’ottima nomina perché essendo interna si riduce la possibilità di svalutazioni straordinarie di bilancio nei Paesi dell’Est”, nota un altro analista. All’ora della verità manca poco. Con un’unica certezza: la nomina del nuovo amministratore delegato dell’Unicredit è solo il primo passo di un rebus, quello della governance, in cui mancano ancora troppe tessere.