Notizie Notizie Mondo Trump sogna l’S&P 500 a 3.000 prima di elezioni midterm, possibile cambio toni verso Pechino e UE

Trump sogna l’S&P 500 a 3.000 prima di elezioni midterm, possibile cambio toni verso Pechino e UE

21 Settembre 2018 15:18

Wall Street torna a ruggire con gli indici Usa freschi dei record toccati ieri. L’indice Dow Jones Industrial Average ha riportato ieri il massimo intraday di tutti i tempi salendo fino a 26.697,49 durante la sessione andando così a superare i precedenti massimi del 26 gennaio. Record anche per lo S&P 500, che ha testato il nuovo massimo di chiusura dallo scorso 29 agosto, terminando la sessione a 2.930.

 

” A quota 2930 punti l’S&P 500 dista poco più di 2 punti percentuali dalla soglia psicologica di 3.000 punti – argomenta Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr – e forse inizia ad avvertirne il campo gravitazionale. Fatto salvo quanto detto i giorni scorsi sulla possibilità di un consolidamento, sembra un traguardo assai probabile entro fine anno”.

 

“Il sogno di Trump (oltra a Kavanaugh alla Corte Suprema) è quello di potere annunciare l’S&P500 a 3.000 punti prima delle elezioni di mid term – sostiene Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Partners (Julius Baer) –  Non sappiamo se il sogno si realizzerà, ma è verosimile che nelle prossime settimane verrà fatto di tutto per recuperare un dialogo con i cinesi e con l’Europa, due cose che ai mercati farebbero sicuramente piacere. Borse europee ed euro in graduale e condiviso miglioramento”.

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I rendimenti US continuano a salire, con yield del biennale Usa ai massimi dal 2008, ma non sembrano preoccupare gli investitori. Inoltre “la forza del mercato è in qualche modo sottolineata nella quasi prepotente contro-rotazione in uscita dai settori più difensivi: ieri sono stati real estate e utilities gli unici due (su 11) settori dell’S&P 500 a chiudere in rosso”, argomenta Alessandro Balsotti, Strategist e Gestore del JCI FX Macro Fund.

“La correzione che ritenevo possibile nel mese di settembre sembrerebbe sempre più improbabile mentre la finestra di embargo dei buy-backs, che rende il mercato strutturalmente più fragile, inizierà a chiudersi tra 2-3 settimane man mano che arriveranno le prime trimestrali”, aggiunge Balsotti che vede diversi fattori (composta reazione cinese alla recente escalation tariffaria americana, speranze che un accordo NAFTA venga raggiunto, qualche progresso verso il raggiungimento di un accordo sulla Brexit, stabilizzazione del mercato governativo italiano, crescita globale che continua a mostrarsi tra il discreto e il robusto).