Tria frena su flat tax, Di Maio nega: sì a tassa piatta per ceto medio, con tetto 60-70.000 euro

Litigano spesso ma, quando si tratta di andare contro i paletti che il ministro Tria periodicamente mette alle loro ricche promesse, ricreano l’asse Di Maio-Salvini. Questo asse è rinato nelle ultime ore, dopo che il titolare del Tesoro ha frenato il sogno flat tax del leader della Lega, affermando che la proposta non può essere realizzata in deficit.
Secondo alcuni rumor, l’ira di Salvini sarebbe stata tale da indurre il ministro a lasciare il tavolo del vertice economico, che si è tenuto ieri a Palazzo Chigi. Un vertice economico durato due ore e indetto sia per iniziare a impostare la manovra di bilancio per il 2020 – quella manovra che Salvini ha detto di volere a tutti i costi ‘coraggiosa’, altrimenti salta tutto – che per fissare la strategia da adottare nelle trattative con Bruxelles per scongiurare la procedura di infrazione.
E’ in quella riunione che Tria avrebbe frenato le ambizioni di Salvini, come ha confermato oggi un articolo del Sole 24 Ore, che ha spiegato i paletti messi dal ministro dell’economia.
“Oltre alla riduzione del disavanzo 2019, come ribadito anche da Conte, c’è da presentare subito l’impostazione della manovra per l’anno prossimo. In cui va progettata la conferma della riduzione del deficit, che dal 2-2,1% di quest’anno dovrebbe puntare verso quota 1,7-1,8% del Pil. E soprattutto del debito, che la Ue stima in volata oltre quota 135%. Per centrare gli obiettivi scongiurando l’aumento dell’Iva da 23 miliardi serve una dose massiccia di spending review e il riordino delle spese fiscali, che quindi difficilmente potrebbero coprire anche la riforma dell’Irpef (ovvero la riforma fiscale che Salvini chiede e che include, per l’appunto, la flat tax)”.
Tra l’altro Tria nella giornata di ieri, parlando al convegno ‘Obbligati a crescere’ organizzato da Il Messaggero, aveva parlato della possibilità di far scendere il deficit-Pil del 2019 al 2,2-2,1% anche utilizzando i risparmi dei fondi destinati a quota 100 e al reddito di cittadinanza. Non proprio musica per le orecche per l’asse Di Maio-Salvini.
Intervistato stamattina da Radio Anch’io, il vicepremier pentastellato ha preso tuttavia le parti del leader della Lega:
“L’obiettivo come governo è rispettare l’impegno con gli italiani e abbassare le tasse: le coperture saranno oggetto di discussione da qui a dicembre”.
Di Maio ha tenuto a precisare anche che la flat tax allo studio del governo non sarà ‘iniqua’ perché favorirà il ceto medio con un tetto sul reddito fino a 60-70mila euro.”Impediamo che sia iniqua – ha detto – mettendo un tetto. Chi paga le tasse da una vita deve essere aiutato. Non si va oltre i 60-70mila euro di reddito”.
Sul no di Tria, Di Maio ha spiegato che il ministro “non ha detto che la flat tax non si può fare”.
In ogni caso, “noi abbiamo bisogno necessariamente di ridurre il carico fiscale sugli italiani per ridurre il debito pubblico e favorire la crescita“. Il vicepremier ha detto ancora che ieri, – il riferimento è stato al vertice economico che si è tenuto a Palazzo Chigi– è stato “l’inizio di un percorso verso una legge di bilancio” che “non vuole creare tensioni clamorose con l’Unione europea”.
In ogni caso, “manovre correttive non se ne fanno. Noi investiamo nella crescita”.
Il ministro ha anche smentito le indiscrezioni secondo cui Salvini avrebbe lasciato il vertice economico in anticipo dopo la frenata di Tria sulla flat tax:
“C’ero all’incontro e non mi sembra sia andata così. Salvini è andato via quando l’incontro era finito, non ha partecipato” all’ultima parte della riunione “perché erano questioni più interne, di competenza di altri ministeri. I retroscena sono cose che riguardano chi li scrive”.
Tuttavia, sui rumor secondo cui la Lega sarebbe pronta in ogni momento a far cadere il governo, il leader del M5S ha lanciato l’auspicio-monito:
“Nessuno si deve far desiderare, c’è chi vuole andare avanti per il Paese”.
Dal canto suo, stando a quanto riportato oggi dal Sole 24 Ore, “Conte ha annunciato una lettera a Bruxelles. In cui, fatta salva la promessa di rispettare il Patto di stabilità”, ha chiesto ” l’apertura di un confronto per la revisione delle regole comunitarie. Mettendo sul tavolo anche le questioni legate al dumping fiscale e sociale e al surplus commerciale, «che danneggia il nostro export».
Ma questa – ha concluso l’articolo del quotidiano – è una partita che si giocherà solo dopo il match sul debito.