Treasuries e Bund: Gross, Dalio e Greenspan hanno sbagliato tutti?
Le previsioni di qualche settimana fa sull’arrivo dell’orso nel mercato dei bond sono state troppo nefaste? Sembra di sì, se si fa riferimento alle dichiarazioni rilasciate da alcuni titani del mondo della finanza globale, come Bill Gross, Ray Dalio, Paul Tudor Jones e lo stesso ex presidente della Fed, Alan Greenspan.
L’ondata di sell off che ha colpito i Treasuries Usa nel corso di questo mese, di fatto, si è arrestata, dopo che, per la prima volta in più di quattro anni, i tassi decennali si sono avvicinati a un passo dalla soglia del 3%; anche i Bund tedeschi hanno recuperato ampiamente terreno, tanto che il rally ha azzerato metà del rialzo dei rendimenti avvenuto dall’inizio del 2018.
A far tornare l’appeal sui bond sovrani sono stati, in parte, i numeri ancora deboli dell’inflazione e le continue preoccupazioni sulla minaccia di guerre commerciali, alimentate dall’imposizione di dazi doganali sull’acciaio e sull’alluminio da parte di Donald Trump. L’incertezza che ha avvolto la comunità finanziaria internazionale ha portato trader e investitori a rifugiarsi nei titoli di stato.
Perfino il boom delle emissioni in Europa – fa notare Bloomberg in un articolo che affronta la questione – non ha arrestato gli acquisti sui Bund, “mentre i titoli periferici di Italia e Spagna hanno resistito al rischio politico seguito alle elezioni italiane dello scorso 4 marzo”.
Tra l’altro, guardando all’Europa, gli analisti non credono che la Bce riuscirà facilmente, almeno per un bel po’, a ritirare il bazooka monetario del Quantitative easing o ad alzare tanto meno i tassi.
In una nota ai clienti, Arne Lohmann Rasmussen e Morten Elhers, strategist di Danske Bank A/S, hanno scritto di ritenere che, “visto il quadro ancora debole dell’inflazione, a livello globale, l’appetito per il rischio in generale più basso e un mercato che molto probabilmente non crede di un “taper tantrum” della Bce, abbiamo posticipato la maggior parte dei nostri outlook sull’aumento dei rendimenti al 2019″. D’altronde, “crediamo ancora che non ci sarà nessun rialzo dei tassi prima del secondo trimestre del 2019″.
Riferendosi ai Bund, Charles Diebel, money manager presso Aviva Investors, ha sottolineato inoltre che “forze conflittuali – come l’offerta, l’inflazione e il Quantitative easing della Bce – dovrebbero mantenere i range dei tassi dei Bund intatti, per un po’ di tempo”.
E, comunque, “è improbabile che i rendimenti dei bond, a livello globale, segnino rotture importanti verso l’alto, almeno fino al terzo trimestre“.
Tornando ai Treasuries Usa, questi avrebbero ormai scontato i rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve previsti per quest’anno (di cui uno atteso per questa settimana).
Il risultato è che questo mese i tassi dei Bund a 10 anni sono scesi di otto punti base allo 0,58%, dopo aver testato un massimo dello 0,81% all’inizio di febbraio; i rendimenti decennali sui Treasuries sono calati anch’essi a marzo, scendendo al 2,86% circa, dopo essere balzati al 2,95% il mese scorso.
Un quadro diverso era stato presentato, tra gli altri, da Bill Gross, ex Pimco e ora money manager presso Janus Capital Management, che a gennaio aveva parlato di un mercato orso sui bond, sebbene in modo moderato; o da Alan Greenspan e da Paul Tudor Jones. Quest’ultimo si era così espresso:
“Mi terrei ben alla larga dai bond…I bond non sono mai stati così costosi in base a tutti i parametri utilizzabili. Sono sopravvalutati e c’è troppa gente posizionata su di essi”.
Lo strategist aveva invitato gli investitori a puntare su questi asset.
Dalio, fondatore dell’hedge fund numero uno al mondo Bridgewater Associates – noto soprattutto per le sue scommesse ribassiste contro l’Italia aveva inoltre lanciato un alert agli investitori nel reddito fisso, parlando del mercato orso peggiore in quaranta anni, e sentenziando: “Un aumento dei rendimenti dei bond pari a +1% produrrà nel mercato dei bond il mercato orso peggiore, mai visto dal 1980-81”, affermando che l’orso era comunque già arrivato.
Previsioni che hanno scosso diversi investitori ma che sono state contraddette, almeno per ora, dalla realtà e da una maggiore avversione al rischio, che sta riportando gli investitori sul mercato – considerato più sicuro – del reddito fisso.