Top & Flop 2011: quando gli esperti falliscono

E’ il momento dei bilanci.
E fanno male.
Sì, perché le tre asset class regine del 2011 molto difficilmente saranno quelle che gli investitori si sono sentite proporre dal promotore di fiducia un anno fa. E nemmeno risultano tra i consigli top degli strategist delle banche d’affari.
I titoli di Stato decennali degli Stati Uniti chiudono l’anno con una performance di circa il 17%, il decennale tedesco con un +13% circa e l’oro, nonostante la flessione delle ultime sedute con un +9 per cento.
Si è salvato poco altro, e sempre nel mondo delle materie prime o dei bond: il Brent (+9% circa da inizio anno), i bond emergenti (+7% circa il JPM EMBI emerging debt), i bond societari ad alto rischio e alto rendimento (+4% circa l’indice ML Global high yield bonds).
Un ottimo anno quindi per i detentori di bond? Per molti ma non per tutti. Sicuramente non per i risparmiatori italiani. I “bond della casa” escono infatti dal 2011 con le ossa rotte e la peggior performance dal 1992. Per i titoli italiani la flessione è complessivamente del 5,7%. Una performance migliore di quella dell’azionario dato che il Ftse Mib ha perso nel 2011 quasi un quarto del suo valore portando il passivo degli ultimi 10 anni a quasi il 53%, e meglio della maggior parte degli indici azionari mondiali. Ma è pur sempre una magra consolazione.
Certo c’è chi ha fatto ancora peggio. E in questo caso emergono anche dei semi-insospettabili. Le materie prime su tutte, con il rame che ha ceduto quasi il 25% del suo valore, e il CRB Commodities Index, in ribasso del 17%. Peggio ancora hanno fatto le derrate agricole: l’indice Gsci sulle soft commodity ha perso quasi il 18%.
I tanto decantati mercati emergenti sono quelli che invece hanno regalato le maggiori delusioni agli investitori sull’azionario. L’indice Msci Emerging ha ceduto circa il 20%, l’Msci Asia ex Japan il 17% contro il -8% dell’indice Msci sull’azionario dei Paesi sviluppati, dove spicca la sostanziale parità dell’S&P500 statunitense.