TIM, Amos Genish: se Elliott vince mia posizione insostenibile. Ma il fondo lo vuole
Amos Genish rilascia un’intervista al Sunday Telegraph ma la frase riportata dal giornale britannico viene prontamente smentita da TIM con una nota. Dopo qualche ora arriva anche il comunicato del fondo Elliott che, se è vero che vuole ribaltare il cda della compagnia di tlc nella prossima assemblea del 4 maggio, dunque tra qualche giorno, è altrettanto vero che vuole che Amos Genish rimanga al timone.
TIM precisa dal canto suo che Genish non è l’ad del gruppo:
“Amos Genish ad oggi non ricopre il ruolo di AD, ma di semplice Amministratore dell’azienda oltre alla carica di Direttore Generale”. Questo, perchè “sarà il nuovo CdA, successivamente all’assemblea degli azionisti del prossimo 4 maggio, a nominare il CEO anche sulla base delle decisioni, circa visione strategica e piano industriale“.
Quali dinamiche si stanno presentando in queste ultime ore precedenti la riunione dell’assemblea del 4 maggio, giorno X per il futuro di Tim?
Sarà in quell’occasione – visto che il Tribunale ha accolto il ricorso di TIM e ha rimandato la questione dall’assemblea dello scorso 24 aprile a al 4 maggio per l’appunto – che il fondo Elliott sfiderà apertamente Vivendi, azionista di maggioranza della società, chiedendo la revoca di sei consiglieri del cda e la successiva sostituzione con sei propri candidati.
La lista dei consiglieri promossi da Elliott include Luigi Gubitosi, Dante Roscini, Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Paola Giannotti e Rocco Sabelli.
I sei di cui l’attivista chiede la testa Arnaud Roy de Puyfontaine (presidente esecutivo ceo di Vivendi), Hervé Philippe e Frédéric Crépin (consiglieri), Giuseppe Recchi (vice presidente esecutivo), Félicité Herzog e Anna Jones.
Da segnalare che a fine marzo, per prendere tempo, Vivendi ha fatto decadere tutto il cda.
In un clima che si fa sempre più rovente, Genish rilascia una intervista al Sunday Telegraph, secondo cui “Telecom Italia chief ready to quit if activist Elliott wins power struggle”, ovvero “Il numero uno di Telecom pronto a lasciare in caso di vittoria dell’attivista Elliott”.
Genish avrebbe dunque riferito al giornale britannico che la sua posizione, nel caso in cui Elliott riuscisse nell’impresa di far votare i suoi consiglieri sarebbe a quel punto “insostenibile”.
In realtà, se Elliott ottenesse la maggioranza, Vivendi potrebbe ancora nominare altri cinque membri del cda: e uno di questi potrebbe essere Genish. Ma lui avrebbe detto comunque di essere pronto ad andare via:
“Credo fermamente che la mia posizione in qualità di CEO sarebbe insostenibile, nel caso in cui la lista di Vivendi non dovesse ottenere la maggioranza dei voti, visto che questa è chiaramente l’unica lista che sostiene il nostro piano industriale di lungo termine”.
In ogni caso, il dirigente fa anche una precisazione, che lo mette in una posizione quasi di equidistanza tra il fondo Elliott e i francesi di Vivendi, nonostante la fedelta dai ai secondi:
“Per me il problema non è da che parte stare. Sono il ceo di Telecom Italia e sono dalla parte di Telecom Italia. L’interrogativo è se ho l’appoggio degli azionisti e del board riguardo al piano industriale”.
Tim liquida l’intervista al Sunday Telegraph, sottolineato di considerare “equivoco” il titolo del Sunday Telegraph, e precisando che la frase “non riflette lo scambio avvenuto tra Amos Genish e il giornale”.
Dal canto suo, Elliott, che ha sempre detto di volere che Genish rimanga al comando, ha manifestato “pieno supporto” al manager, ribadendo anche che “non c’è alcun piano alternativo” a quello da lui presentato.
“Elliott e i suoi candidati indipendenti sostengono pienamente Genish e sono incoraggiati dal fatto che Genish si sia impegnato a restare in Tim ad eseguire il suo piano con il pieno supporto del cda, indipendentemente dalla sua composizione”, si legge in una nota del fondo americano.