Tesla: utili I trimestre da record, merito anche del Bitcoin. Ma da una società il cui titolo ha fatto +700% nel 2020 mercato vuole di più
Utili migliori delle attese, con un eps schizzato in un anno del 304%, un fatturato lievemente al di sotto delle stime degli analisti di Bloomberg ma in crescita di ben il 74%: i risultati di bilancio del primo trimestre di Tesla sembrano, di primo acchito, stellari.
Il colosso EV guidato e fondato da Elon Musk è riuscito a far soldi anche vendendo Bitcoin, su cui si era posizionato con un investimento da $1,5 miliardi. Eppure il mercato non solo non ha premiato il titolo Tesla, ma lo ha penalizzato con una perdita superiore a -3% nelle contrattazioni dell’afterhours.
Secondo gli analisti intervistati da Bloomberg, la ragione della delusione risiede, tra le altre, nel fatto che il colosso dell’auto non è riuscito a dare una stima specifica delle consegne di veicoli che ha intenzione di effettuare durante il 2021.
Dal canto suo, il ceo Musk ha detto che la domanda di auto elettriche non è stata mai così alta: tuttavia, gli investitori hanno snobbato la dichiarazione, visto che l’ad non ha snocciolato alcun numero.
Tesla: il mercato vuole di più da un titolo che è balzato del 700% nel 2020
Gene Munster di Loup Venture ha commentato il trend del titolo Tesla, al ribasso nelle contrattazioni dell’afterhours, affermando che, con la diffusione del bilancio, non c’è stato alcun “effetto sorpresa”.
“Tutto ok, ma non è che ci siano state poi molte notizie, non è che ci sia stato qualcosa di incredibile. Tutto quello che è successo è stato tutto quello che la gente pensava che sarebbe successo”. Insomma, da una società il cui titolo è volato del 700% nel 2020 ci si aspettava sicuramente di più. Certo, l’esposizione al Bitcoin, in cui Musk & Co hanno investito $1,5 miliardi, ha pagato.
Se gli utili sono cresciuti, è stato anche perchè il gruppo ha venduto il 10% della sua partecipazione nella criptovaluta numero uno al mondo, generando così un profitto di $101 milioni. Tanto che, come ha fatto notare Dan Levy, analista di Credit Suisse, considerati insieme, i profitti legati alla vendita del Bitcoin e dei crediti green più i benefici fiscali percepiti hanno contribuito per 25 centesimi sull’utile adjusted di 93 centesimi per azione, permettendo al colosso di Musk di battere le stime degli analisti, pari a 80 centesimi per azione, in media. Vale la pena sottolineare come l’esp sia volato inoltre nel primo trimestre del 304% rispetto al primo trimestre del 2020, a fronte del balzo del 208% atteso dal consensus.
Complessivamente, il fatturato è salito del 74% su base annua a $10,39 miliardi, rispetto ai $10,42 miliardi attesi dal consensus degli analisti di Bloomberg.
Riguardo all’outlook per quest’anno, la società qualcosa ha detto, rendendo nota la decisione di puntare a far crescere la propria capacità manifatturiera il più velocemente possibile:
“In un orizzonte pluriennale, prevediamo di raggiungere una crescita annua media del 50% delle consegne dei veicoli. In alcuni anni potremmo crescere più velocemente, come nel 2021″.
Da segnalare che, dall’inizio dell’anno, il titolo Tesla é salito del 4%, sottoperformando in modo deciso il trend dell’indice S&P 500, avanzato invece dell’11% nello stesso periodo di tempo.
Tesla conferma interesse sul Bitcoin: ‘crediamo nel suo valore di lungo termine”
Nel corso della conference call seguita alla pubblicazione del bilancio, il direttore finanziario di Tesla Zachary Kirkhorn ha affermato che la società vede il Bitcoin alla tregua di una riserva di cash utile per preservare la liquidità, soprattutto in un momento in cui gli investimenti tradizionali rendono così poco.
“Crediamo nel valore di lungo termine del Bitcoin – ha detto Kirkhorn – E’ nostra intenzione detenere quello che abbiamo nel lungo termine e continuare ad accumulare Bitcoin attraverso le transazioni con cui nostri clienti acquistano i veicoli”. Una frase, quella con cui Tesla ha confermato di avere fiducia nella moneta digitale, che ha portato i prezzi del Bitcoin a salire fino al 2% circa, al di sopra della soglia di $54.000.
Così come nel caso di altre case automobilistiche a livello globale, Tesla ha dovuto far fronte alla scarsità della disponibilità dei chip e di altre materie prime. Il problema è così grave che Consultant AlixPartners ritiene che la scarsità dell’offerta di semiconduttori potrebbe costare alle aziende auto fino a $61 miliardi in termini di vendite perse.
“Si tratta di un problema enorme – ha ammesso Musk – Il primo trimestre è stato uno dei mesi più difficili riguardo alle sfide della supply chain che abbiamo mai sperimentato”.
Sui numeri di Tesla, va ricordato che, nel corso del 2020, la società ha consegnato più di mezzo milione di auto, riportando poi consegne di 184.800 auto in tutto il mondo nel corso del primo trimestre, in rialzo di 4000 unità rispetto alle consegne effettuate nell’ultimo trimestre del 2020, a dispetto della minore rifornitura di semiconduttori.
Musk ha ammesso che il problema continuerà ad avere un impatto sulla società anche nel secondo e terzo trimestri.
Il mercato sarà rimasto deluso dall’assenza di indicazioni più precise per il 2021, ma Tesla ha rassicurato: “Abbiamo una liquidità sufficiente per finanziare la nostra roadmap di prodotti, il piano di espansione della capacità di lungo termine e altre spese. Prevediamo che il nostro margine operativo continuerà a crescere nel tempo”.