Telecom Italia: Ubs, fondamentali semplicemente insostenibili. Tonfo del titolo a Piazza Affari

Dopo giorni di rally crolla Telecom Italia sulla Borsa di Milano. Il titolo sul Ftse Mib occupa le ultime posizioni con un ribasso del 3,66% a 0,54 euro. Ad appesantire l'azione, oltre alle prese di beneficio degli investitori, ci pensano gli analisti di Ubs che hanno inserito Telecom Italia nella loro "Key Call Sell List", abbassando allo stesso tempo il target price a 0,34 euro da 0,45 euro sulle ordinarie e a 0,27 euro da 0,36 euro sulle risparmio. Gli esperti considerano i fondamentali del colosso tlc "semplicemente insostenibili a causa del mix 80/20 di debito/equity, un incremento atteso nel multiplo 2013 debito netto/Ebitda a 3,02 volte da 2,91 volte e un tasso medio annuo ponderato 2012-2015 del cash flow operativo proporzionato del -8%". Il calo degli utili, a detta del broker elvetico, è strutturale con circa il 95% del cash flow operativo che arriva dal business domestico, quest'ultimo penalizzato dalla debole situazione macroeconomica, dalla saturazione del mercato ma anche dalla forte concorrenza.
In questo quadro, per Ubs la bassa visibilità impatta virtualmente su tutti gli aspetti dell'investment case di Telecom Italia. Inoltre, "l'intenzione della società italiana di cedere una quota di minoranza nella rete di accesso fissa non è supportata da alcuna ratio industriale e potrebbe implicare una valutazione molto inferiore rispetto alle attese del mercato". Gli analisti stimano un valore discounted cash flow a 10 miliardi di euro, rispetto al consensus di 9-15 miliardi. "Un'eventuale vendita di Tim Brasil potrebbe dare un sollievo nel breve termine, ma probabilmente aggraverebbe i problemi di Telecom. Un aumento di capitale da 5-7 miliardi è possibile nei prossimi 6-12 mesi e sembra quasi inevitabile nel medio termine", conclude Ubs.
In questo quadro, per Ubs la bassa visibilità impatta virtualmente su tutti gli aspetti dell'investment case di Telecom Italia. Inoltre, "l'intenzione della società italiana di cedere una quota di minoranza nella rete di accesso fissa non è supportata da alcuna ratio industriale e potrebbe implicare una valutazione molto inferiore rispetto alle attese del mercato". Gli analisti stimano un valore discounted cash flow a 10 miliardi di euro, rispetto al consensus di 9-15 miliardi. "Un'eventuale vendita di Tim Brasil potrebbe dare un sollievo nel breve termine, ma probabilmente aggraverebbe i problemi di Telecom. Un aumento di capitale da 5-7 miliardi è possibile nei prossimi 6-12 mesi e sembra quasi inevitabile nel medio termine", conclude Ubs.