Notizie Notizie Italia Telecom Italia nel mirino degli analisti: Ubs dice sell, i contrasti tra Vivendi ed Elliott tra i rischi

Telecom Italia nel mirino degli analisti: Ubs dice sell, i contrasti tra Vivendi ed Elliott tra i rischi

Pubblicato 10 Luglio 2018 Aggiornato 11 Luglio 2018 08:43

È Telecom Italia a indossare la maglia di peggior titolo del Ftse Mib, registrando un ribasso di oltre il 2,7% a quota 0,635 euro. Negli ultimi giorni il titolo del gruppo di telecomunicazioni guidato da Amos Genish è finito nel mirino degli analisti. All’indomani di Credit Suisse, che ha confermato la raccomandazione neutral ma ha limato il target price da 0,85 a 0,70 euro, oggi si sono espressi gli analisti di Ubs che hanno tagliato la raccomandazione su Telecom Italia, portandola da “hold” (tenere in portafoglio) a “sell” (vendere). E il prezzo obiettivo è sceso a 0,59 euro (sotto i livelli attuali) dal precedente target di 0,83 euro. Al momento il target price medio indicato dal consensus Bloomberg è di 0,97 euro (con un rendimento potenziale di quasi il 52% rispetto alla valutazione attuale del titolo Telecom Italia).

 

E le ragioni del downgrade firmato da Ubs sono racchiuse in un report dal titolo: “Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur“(Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata, una frase riportata da Tito Livio). Secondo Ubs, “una governance difficile potrebbe minare la capacità di reagire alle minacce competitive“. Bisogna considerare l’attuale contesto del mercato delle telecomunicazioni in Italia. Soprattutto in un momento in cui le sfide strutturali da fronteggiare sono in aumento (tra cui Open Fiber, Iliad e 5G) e richiedono soluzioni strutturali, il consiglio di amministrazione di Telecom Italia e il management potrebbero non avere la stabilità e prospettiva di lungo termine necessaria, visto che il ruolo del maggior azionista (Vivendi con quasi il 24%) rimane irrisolto”. A livello di governance la “visibilità rimane limitata”, spiegano gli esperti della banca elvetica, rimarcando che “il nuovo board ha compiuto dei progressi significativi in termini di governance e appare ben posizionato per risolvere i problemi del gruppo” ma “i contrasti tra i due principali azionisti, ovvero Elliott e Vivendi, rischiano di indebolire l’azione del cda”. Ubs ha così dato una sforbiciata alle stime 2018/2020, indicando la prospettiva di un rischio di ribasso fino al 50% rispetto al consensus e al 60% rispetto alle indicazioni fornite dalla società.

Credit Suisse dice ancora neutral su Telecom Italia, ma abbassa il target a 0,70 e rivede al ribasso del 2% le stime sull’Ebitda 2018/2019. Sebbene veda un potenziale upside del titolo dopo le recenti performance, il broker svizzero rimane neutral in attesa della pubblicazione dei risultati finanziari. La banca svizzera parla inoltre del rischio di una guerra dei prezzi dopo la presentazione delle offerte di Iliad sul mercato italiano, con Vodafone che ha lanciato Ho. e le nuove offerte di Tim. “Queste offerte sono delle promozioni, ma il rischio è che diventino permanenti, portando a una maggiore pressione sull’Arpu (average revenue per user, n.d.r)”, scrivono nel report.

 

E infine ieri Equita, che mantiene la raccomandazione di acquisto su Telecom Italia, si è concentrata sulla questione della rete che per la sim milanese vale circa 14 miliardi. Alla questione della rete in fibra “La Repubblica” ha dedicato ampio spazio: come soluzione finale alla querelle dello scorporo della rete Telecom, il quotidiano ipotizza il possibile acquisto dell’intero controllo dell’asset da parte di Open Fiber (controllata Enel e Cdp). Rimane cruciale il tema di quanta porzione di rete Telecom immagina di conferire in una eventuale cessione (e soprattutto a che valore). Gli analisti di Equita ricordano, infatti, che Open Fiber sta accelerando, con un ritmo di 35mila case ogni settimana. Sarebbe giù arrivata a 3,1 milioni di case cablate, potenzialmente 4 milioni a fine anno. Circa 29 città del piano di Tim sono già state coperte da Open Fiber o sono nei piani dei prossimi anni. L’effetto? Secondo Equita, “questo crea un evidente problema di `duplicazione` della rete che, per Open Fiber, potrebbe avere una bassa valutazione”. “Open Fiber considera obsolete le connessioni in rame”, sottolineano da Equita, secondo cui “l’ipotesi di una totale separazione della rete di Telecom con acquisto da parte di Open Fiber, è quindi difficilmente percorribile”.
Diversa, invece, l’ipotesi in cui al tavolo dei negoziati si parli solo dell’acquisto di `Flash Fiber`, che ha un obiettivo di investimento di 1,2 miliardi al 2020. “Questa operazione rientrerebbe più nelle corde di Open Fiber, considerando le tecnologie sottostanti (fibra Ftth) e la dimensione complessiva (diluita per Enel dalla compartecipazione con Cdp al 50%)”, concludono da Equita.