Notizie Notizie Mondo Tassi Treasuries a 2 anni tornano a livelli “Lehman”, spread Bund a record in 20 anni. Ma il dollaro non reagisce

Tassi Treasuries a 2 anni tornano a livelli “Lehman”, spread Bund a record in 20 anni. Ma il dollaro non reagisce

27 Dicembre 2017 14:30

Attenzione: nell’asta di ieri con cui il Tesoro Usa ha collocato i Treasuries a 2 anni, i rendimenti sono tornati allo stesso livello in cui si trovavano qualche giorno dopo il crac di Lehman Brothers. Con una differenza sostanziale: all’epoca, ovvero nel settembre del 2008, i tassi stavano scendendo, mentre ora il trend è al rialzo, con i rendimenti che sono saliti, nello specifico, all’1,922%.

L’esito dell’asta non è stato positivo, a causa della debolezza della domanda.

Il rapporto bid-to-cover si è attestato a 2,515 appena, in forte calo rispetto al precedente 2,725 dello scorso mese e in ribasso anche rispetto alla media delle ultime sei aste, pari a 2,88.

Si è trattato, di fatto, del bid-to-cover più basso dal dicembre del 2016, pari al 2,436%.

Il rialzo dei rendimenti avrebbe dovuto produrre inoltre un effetto rialzista sul dollaro.

Non è invece così, come mette in evidenza un articolo di Bloomberg.

In generale, ques’anno il dollaro ha perso il 12% circa nei confronti dell’euro, precisa l’articolo, anche dopo le ben tre strette monetarie varate dalla Federal Reserve, che hanno portato lo spread tra i tassi dei Treasuries Usa a due anni e quelli dei Bund tedeschi con la stessa scadenza ad avvicinarsi al record in quasi vent’anni.

 

L’impressione è che i trader si stiano focalizzando piuttosto sulle indicazioni che arrivano dall’Europa, e che mostrano un’economia in continuo recupero, a fronte di una congiuntura, quella americana, che sarebbe prossima a testare il suo picco.

Tra l’altro, l’euro rimane solido anche se la Bce sembra determinata a non abbandonare la sua politica monetaria di tassi allo zero prima del 2019.

L’anno scorso, l’aumento dello spread tra i tassi dei Treasuries e quelli dei Bund era stato interpretato come un segnale ribassista per l’euro. Invece, è accaduto e sta accadendo l’esatto contrario.

Tra l’altro stando a quanto risulta dai dati della US Commodity Futures Trading Commission, nel mercato dei futures, le posizioni long accumulate sull’euro dagli speculatori e dagli hedge fund  hanno superato quelle short di 86.000 contratti, nell’arco della settimana terminata lo scorso 19 dicembre.

Alla fine del 2016, invece, erano prevalse le posizioni corte che, su base netta, erano pari a quasi 70.000 contratti.