Tanzi condannato a 18 anni, per la Parmalat impatto positivo fino al 5% della market cap
Si è chiuso ieri a Parma il processo per bancarotta fraudolenta ai danni di Calisto Tanzi. Nel tardo pomeriggio è arrivata la sentenza: l’ex patron della Parmalat è stato condannato in primo grado a 18 anni di reclusione. Dura condanna anche per l’ex direttore finanziario del gruppo di Collecchio, Fausto Tonna: 14 anni di reclusione. Il Tribunale della città emiliana ha inoltre condannato altri manager coinvolti nel maxi crac da 14 miliardi di euro, compreso Giovanni Tanzi (10 anni e 6 mesi), il fratello dell’ex numero uno della multinazionale del latte.
Il Tribunale, inoltre, ha anche assegnato alla nuova Parmalat capitanata da Enrico Bondi, che si è costituita parte civile, il diritto ad una provvisionale (il risarcimento del danno) fino a 2 miliardi di euro. Tuttavia la garanzia di questi risarcimenti, che per altro dovranno essere ratificati in sede civile, è rappresentata solamente dai beni privati delle parti condannate in sede penale, ovvero l’ex patron Tanzi e gli ex manager della società di Collecchio, “il cui valore è chiaramente ben più modesto” fanno notare gli analisti di Equita.
Infatti, includendo i famosi quadri d’autore sequestrati a Tanzi nel dicembre 2009, il cui valore era stato stimato intorno ai 100 milioni di euro, più i beni degli altri dirigenti condannati, “possiamo ipotizzare un risarcimento complessivo di circa 200 milioni di euro, che corrisponderebbe al 5% circa dell’attuale capitalizzazione di mercato della nuova Parmalat (3,4 miliardi di euro)”, scrive il broker milanese nella nota odierna raccolta da Finanza.com.
Gli analisti della sim, sempre nella nota odierna, sottolineano però che si riservano “di verificare con la società la corretta interpretazione di questa disposizione e del possibile impatto”. La notizia del risarcimento non ha però scaldato il titolo Parmalat a Piazza Affari, che mostra un progresso dello 0,15% a 1,983 euro. E i risparmiatori? Abbastanza delusi. A loro, infatti, spetterà il 5% dell’importo nominale del valore delle obbligazioni o azioni acquistate, in sostanza circa 30 milioni di euro.