Sui conti Intesa Sanpaolo parcheggiati 240 miliardi di risparmi. Il ceo Messina: devono confluire nel risparmio gestito
Intesa Sanpaolo sforna risultati record dal 2008 e implementa gli sforzi per spingere gli italiani a smobilizzare i soldi dai conti correnti verso il risparmio gestito. Il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, usa una strategia comunicativa ben diversa da quella del collega Mustier (Unicredit), che lo scorso mese ha annunciato tassi negativi sui conti correnti (per depositi oltre il milione di euro). Intesa non seguirà l’esempio di Unicredit sui tassi negativi e il banchiere italiano punta forte sulla capacità di cambiare la mentalità degli italiani e convincerli ad affidarsi al risparmio amministrato. “La divisione del gruppo dedicata all’asset management – rimarca Messina – sta lavorando intensamente per convertire in risparmio gestito i circa 240 miliardi di risparmi degli italiani presenti nei nostri conti sotto forma di risparmio amministrato e depositi a vista. I primi risultati positivi sono già visibili nel terzo trimestre e le prospettive sono ancora più positive”. Messina ha rimarcato come i tassi di interesse bassi sono favorevoli all’attività di Wealth Management, così come lo spread in calo. Lo scorso mese Messina si era detto convinto che in futuro lo spread Btp-Bund potrà scendere sotto il muro dei 100 pb.
Messina parla anche del ruolo della banca per l’Italia anche in qualità di motore dell’economia sociale del Paese promuovendo un grande progetto per l’inclusione economica e per la lotta alla povertà. Occhio di riguardo anche al mondo delle imprese. “Confermiamo la nostra capacità di lavorare a fianco di tutte le aziende in grado di superare condizioni di temporanea difficoltà: nei nove mesi abbiamo aiutato circa 15.000 aziende a tornare in bonis. Dal 2014 il numero di queste imprese sale a 108.000: una cifra significativa considerato l’impatto positivo generato sull’occupazione – più di mezzo milione posti di lavoro – e sull’indotto”.
Mai così bene dal 2008
lanciato con toni rassicuranti rimarca come i tassi di interesse bassi “sono favorevoli alla nostra attività di Wealth Management, così come lo spread in calo”.
La banca guidata da Carlo Messina segna nel terzo trimestre un utile netto pari a 1.044 milioni di euro rispetto a 1.216 milioni nel secondo trimestre 2019 e agli 833 milioni del terzo trimestre 2018. Nel confronto su base annua i profitti segnano un balzo del 25%. Battuto il consensus Bloomberg che era fermo a 944 milioni.
Considerando i primi 9 mesi dell’anno, l’utile è di 3.310 milioni, +9,9% rispetto a 3.012 milioni nei primi nove mesi 2018 e pari all’82% dell’utile netto di 4.050 milioni registrato nell’intero 2018. “In un contesto più complesso del previsto, Intesa Sanpaolo conferma la capacità di raggiungere risultati importanti, in linea con l’obiettivo di un utile netto superiore a quello del 2018. Confermiamo, allo stesso tempo, un pay out ratio dell’80% e siamo pertanto in linea con l’impegno di premiare ancora una volta i nostri azionisti con un significativo dividendo cash”. Così il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a commento dei conti del terzo trimestre 2019. L’utile netto dei primi nove mesi dell’anno risulta pari a 3,31 miliardi di euro, è il miglior risultato per i primi nove mesi dal 2008. Escludendo gli oneri relativi ai contributi versati a supporto del sistema bancario, l’utile netto si attesta a 3,6 miliardi di euro. E’ stato anche il miglior terzo trimestre dal 2007 per utile netto, mentre le commissioni sono le migliori di sempre per un terzo trimestre.
A Piazza Affari il titolo ha reagito bene ai conti e segna un rialzo dell’1,75% a 2,347 euro.
I numeri trimestrali e la conferma degli obiettivi
Il risultato corrente lordo segna un aumento dell’8% rispetto ai primi nove mesi 2018; Il risultato della gestione operativa in crescita dello 0,9% rispetto ai primi nove mesi 2018; i costi operativi in diminuzione del 2,5% rispetto ai primi nove mesi 2018; Il cost/income è al 49,8% nei primi nove mesi 2019, tra i migliori nell’ambito delle maggiori banche europee. A livello di coefficienti patrimoniali, al 30 settembre 2019 il Common Equity Tier 1 ratio proforma a regime della banca risulta pari al 14,2% (dal 13,9% al 30 giugno), mentre il Common Equity Tier 1 ratio calcolato applicando i criteri transitori in vigore per il 2019 e il Danish compromise (per cui gli investimenti assicurativi vengono trattati come attivi ponderati per il rischio anziché dedotti dal capitale) è al 14%. Il requisito SREP da rispettare nel 2019 pari al 9,35% per il CET 1 ratio proforma.
Il Gruppo Intesa Sanpaolo si aspetta per l’intero 2019 un aumento del risultato netto rispetto al 2018, conseguente a una crescita dei ricavi, una continua riduzione dei costi operativi e un calo del costo del rischio. Lo rimarca la bancal, confermando quindi l’obiettivo di crescita dei profitti per il 2019. La politica di dividendi per l’esercizio 2019 prevede la distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un payout ratio pari all’80% del risultato netto.
Crediti deteriorati giù di 5 mld in 9 mesi
Continua la riduzione dei crediti deteriorati: al lordo delle rettifiche di valore sono scesi di circa 5 miliardi di euro nei primi nove mesi 2019, di circa 33 miliardi dal settembre 2015 (di circa 19 miliardi escludendo la cessione dei crediti in sofferenza a Intrum perfezionata nel quarto trimestre del 2018 e quella dei crediti classificati come inadempienze probabili firmata con Prelios nel terzo trimestre 2019) e di circa 20 miliardi dal dicembre 2017 (di circa 7 miliardi escludendo le operazioni Intrum e Prelios) realizzando nei primi 21 mesi del Piano di Impresa 2018-2021 già l’80% dell’obiettivo di riduzione previsto per l’intero quadriennio. Lo stock di crediti deteriorati – che nel terzo trimestre 2019 non include più i crediti classificati come inadempienze probabili oggetto di cessione a Prelios, contabilizzati nella voce attività non correnti e gruppi di attività in via di dismissione (circa 2,7 miliardi di euro al lordo delle rettifiche e 1,7 miliardi al netto) – scende a settembre 2019, rispetto a dicembre 2018, del 13,3% al lordo delle rettifiche di valore e del 13,9% al netto; l’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi a settembre 2019 è pari al 7,6% al lordo delle rettifiche di valore e al 3,6% al netto;